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Edifici storici, brevettato un sistema antisismico che non altera le costruzioni
Proteggere da scosse telluriche gli edifici esistenti senza alterarli in alcun modo.
È questa l'idea alla base del sistema “ViBa”, acronimo per “Vibrating Barrier”, creato da un gruppo di ricercatori guidato dal professor Pierfrancesco Cacciola, che dirige il dipartimento di Built Environment e Civil Engineering dell’Università di Brighton in Inghilterra.
Oggi esistono tecnologie che consentono di rendere più sicuro il singolo edificio in caso di evento sismico, ma in generale si tratta di interventi costosi che richiedono l'abbattimento di parti del fabbricato e, nel caso di edifici storici, non si può pensare di effettuare demolizioni.
IL SISTEMA NON ALTERA L'EDIFICIO. “ViBa non tocca l’edificio – spiega sul Corriere Innovazione Cacciola - ma è messo direttamente nel suolo. Questo ha un duplice vantaggio: l’edificio non viene alterato e si possono proteggere allo stesso tempo diversi palazzi limitrofi. Non intervenendo più sul singolo edificio la protezione sismica diventa responsabilità delle pubbliche amministrazioni e così i costi e gli interventi possono essere ammortizzati in diverse forme di partnership fra pubblico e privato”.
ATTUTISCE FRA IL 40 E L’80% DI UNA SCOSSA. Il sistema, capace di attutire fra il 40 e l’80% di una scossa di terremoto, “è una struttura che può essere vista come una enorme scatola inserita nel suolo nella quale è collocata una massa collegata con delle molle alle pareti della scatola. Questa massa – spiega il professore - in caso di evento sismico andrà in risonanza assorbendo la maggior parte dell’energia della scossa. In sostanza l’energia sismica invece di trasferirsi direttamente nell’edificio verrà in parte attratta da ViBa riducendo di conseguenza le sollecitazioni e la probabilità di collasso. Le masse possono essere molteplici per assorbire diverse frequenze e possono essere realizzate con diversi materiali”.
INVENZIONE GIÀ BREVETTATA. ViBa, precisa lo studioso italiano, “è ancora agli inizi e, anche se i risultati sono decisamente interessanti e mostrano le potenzialità di questa nuova tecnologia, serve una campagna di prove numeriche e sperimentali significativa prima di metterla in atto”. L'invenzione brevettata potrebbe arrivare sul mercato già nel 2017.

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