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Servizi di Ingegneria e Architettura (SIA), la pandemia non ha avuto effetti sul mercato, che è cresciuto
La pandemia causata dal Covid-19 non sembra aver avuto effetti sul mercato dei servizi di ingegneria e architettura. Negli ultimi due anni, infatti, il mercato è addirittura cresciuto. Nel 2021, comprendendo anche gli importi destinati alla progettazione nelle gare con esecuzione, si registra un importo complessivo dei bandi pubblicati che si aggira intorno a 1 miliardo e 840mila euro, circa 200.000 euro in più rispetto all’anno precedente, che a sua volta aveva segnato un consistente rialzo rispetto al 2019. E’ quanto emerge dal periodico rapporto dedicato ai Sia dal Centro Studi CNI.
Anche la suddivisione degli importi tra le tipologie di gare d’appalto si mantiene in linea con quella osservata nel 2020, attribuendo così un peso determinante agli accordi quadro a cui va circa il 39% degli importi destinati ai servizi di ingegneria. Se ci si limita agli importi destinati ai soli bandi “puri” per servizi di ingegneria ed architettura - escludendo quindi gli accordi quadro, i concorsi di idee e di progettazione, gli appalti integrati, le concessioni, i project financing, le locazioni finanziarie e le gare per i servizi ICT - si osserva un lieve incremento (0,7%) degli importi posti a base d’asta. Resta ancora da recuperare il gap con il 2019, quando con un importo complessivo 891,6 milioni di euro, si era toccato il massimo degli ultimi anni.
Occorre sottolineare che oltre la metà delle gare (52,1%), avendo un importo a base d’asta inferiore a 75.000 euro, poteva essere affidata mediante una procedura diretta, percentuale destinata ad aumentare con l’entrata in vigore, da novembre 2021, del decreto legge n.77/2021 che stabilisce l’affidamento diretto delle gare con importo fino a 139.000 euro.
Per quanto riguarda le aggiudicazioni, la quota di mercato appannaggio dei liberi professionisti, nelle loro diverse tipologie lavorative, seppur consistente in termini di gare aggiudicate (40,3% delle gare), si conferma ancora alquanto ridotta in termini di importi aggiudicati (11,3% degli importi). Anche aggiungendo alla quota “esclusiva” dei liberi professionisti quella delle aggiudicazioni di RTI o ATI miste (ossia di raggruppamenti o associazioni tra società e professionisti), sebbene il numero di gare aggiudicate salga ben oltre il 53%, la quota di importi aggiudicati arriva ad appena il 22% del totale. Ciò si spiega col fatto che i liberi professionisti si aggiudicano per lo più gare di importi ridotti con importo a base d’asta inferiore a 75.000 euro: circa i due terzi sia in termini numerici che di importi ottenuti. Ben diverso è lo scenario che emerge se ci si limita alle gare più grandi con importi a base d’asta superiori a 75.000 euro, ambito in cui i liberi professionisti incontrano le tradizionali difficoltà ad affermarsi: in tal caso, infatti, sono riusciti ad aggiudicarsi nel 2021 solo il 17,8% delle gare ed appena il 6,8% degli importi.
Qualche segnale positivo per i liberi professionisti arriva dall’importo medio di aggiudicazione, che nel corso degli ultimi anni appare in costante crescita (fatta eccezione per il 2019): nel 2021 arriva a sfiorare i 58.000 euro contro i 53.600 euro del 2020. Un po’ meglio va ai professionisti che partecipano alle gare mediante associazioni o raggruppamenti temporanei “misti”, dal momento che l’importo medio di aggiudicazione in tal caso arriva a quasi 180mila euro, valore comunque inferiore rispetto ai 220mila euro circa rilevati nel 2020 e ben distante da quello registrato tra le società (oltre 361mila euro) e i consorzi (416mila euro circa). Dopo l’impennata del 2020, torna a calare, infine, il valore medio dei ribassi di aggiudicazione che, pur in presenza di una gara aggiudicata con un ribasso pari al 93%, scende al 29,2%, valore minimo registrato negli ultimi anni.
In allegato il Rapporto del Centro Studi CNI.

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