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Caro energia, mancato accordo del Consiglio UE. A rischio anche la competitività delle imprese
“C’è stato un dibattito molto lungo, è vero dopo, sull’energia. È un argomento serio, un argomento importante, che ha un impatto sulle famiglie, sul loro potere d’acquisto e che ha un impatto anche sulle imprese, sulla competitività delle imprese europee. Nel corso dell’ultimo Consiglio Europeo abbiamo suggerito che la Commissione potesse produrre studi, cosa che è stata fatta e i primi studi sono stati messi a nostra disposizione. Un primo scambio di vedute è stato possibile. Tuttavia dobbiamo constatare che le divergenze intorno al tavolo non hanno permesso questa sera l’ottenimento di un accordo intorno a queste conclusioni che erano state presentate. Quindi rimarremo impegnati sull’argomento e il tema ritornerà all’ordine del giorno nel corso di un prossimo consiglio Europeo”. Così si è espresso Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, al termine dell’incontro.
Che l’argomento fosse ostico e non semplice lo si era capito già subito dalle prime battute. L’Ue stenta a dare una risposta rapida ed efficace all’aumento del prezzo del gas naturale e al conseguente aumento dell’inflazione. Eppure nei giorni che hanno preceduto il Consiglio l’impressione era che si fosse vicini a un accordo sugli stoccaggi condivisi e quindi a una contromossa in grado di calmierare i prezzi. Così non è stato.
Sul caro bollette non resta per ora che leccarsi le ferite come fa intendere Gian Maria Gros-Pietro, presidente del Cda di Intesa Sanpaolo, intervistato da SkyTG: “È una questione di competitività, noi stiamo pagando l’energia di più dei nostri concorrenti europei e dobbiamo risolvere questo problema altrimenti sarà difficile difendere i posti di lavoro e anche difendere lo sviluppo. Nello stesso tempo però l’Italia è più avanti di altri Paesi in genere nella sostituzione di fonti di energia rinnovabili rispetto a quelle non rinnovabili e anche per quanto riguarda il riciclo delle materie. Quindi noi dobbiamo andare in quella direzione, e in quella direzione non ci si va facilmente in una situazione di inflazione. Rende più difficilmente valutabili i rendimenti degli investimenti a lungo termine che invece sono proprio quelli che dobbiamo fare”.
Franco Metta

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