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Facebook e la nuova frontiera della città azienda
Una città a misura di lavoratore. Un mega villaggio-azienda dove gli abitanti-dipendenti possono lavorare e vivere godendo della vicinanza al posto di lavoro e di ulteriori confort. Detta così, sembra essere tornati all'800, il secolo d'oro delle cosiddette 'company town', sorte a macchia d'olio nel periodo del boom industriale, sopratutto nei sobborghi statunitensi. Siamo sempre negli USA, per l'appunto, ma l'azienda in questione è tutto fuorché legata al passato: parliamo del colosso Facebook che ha annunciato di voler realizzare, su una superficie di 200 acri, una città residenziale affacciata sulla baia di San Francisco, con alloggi capaci di ospitare 10 mila dipendenti.
Le 'vecchie' company town
Zee town, un microcosmo tecnologico ed ecosostenibile progettato da Frank Gehry
A dirla tutta, non è la prima volta che Mark Zuckerberg tenta di ridefinire il concetto di città aziendale. Dopo aver trasformato la vecchia sede di Facebook a Menlo Park, nella Silicon Valley, in un campus di uffici e negozi circondati dal verde, ora ci riprova pensando ancora più in grande.
Mark Zuckerberg e Frank Gehry
La 'Zee town', questo il nome del progetto, avrà la firma di Frank Gehry, che ormai potremmo definire l''architetto di fiducia' delle creazioni in casa Facebook (è suo l'ampliamento del sopracitato quartier generale di Menlo Park, suo anche l'ufficio open-space più grande al mondo, nella sede di New York) ed è totalmente ispirato a una logica ecosostenibile. Case, negozi, centri commerciali, teatro, cinema, supermercati: tutto è avvolto nel verde, con querce e faggi che compaiono perfino sui tetti delle case.
Rendering di 'Zee Town'
Promuovere un nuovo modello di company town
Il costo previsto dell’operazione è attorno a 400 miliardi di dollari, ma dei tempi di realizzazione, così come dei dettagli progettuali- oltre a qualche foto dei plastici- e di gestione non si sa ancora nulla. Soltanto l'intento del Ceo è chiaro: legare sempre più i dipendenti all’azienda, facendoli sentire membri di una grande famiglia, e fondare al contempo un nuovo modello di azienda del futuro.
Il rischio? Una fenomeno di ghettizzazione all'incontrario
Le critiche al nuovo modello di company town non si sono, però, fatte attendere. Oltre ad un'accusa di megalomania nei confronti di Zuckerberg, ciò che fa discutere del progetto sono alcuni aspetti, sia concettuali che legati strettamente al contesto. Da un lato, l'idea di creare microcosmi esclusivamente riservati ai dipendenti di un'azienda potrebbe essere profondamente sbagliato per chi ci vive (e lavora) perché azzererebbe del tutto il confine tra vita privata e professionale. Dall'altro lato sarebbe urbanisticamente scorretto e in controtendenza rispetto ai trend attuali lo sviluppo di un modello che, anziché incentivare l'integrazione, promuove l'isolamento. Creando delle isole felici- dove regna il benessere e l'avanguardia tecnologica- a cui il resto della popolazione non ha accesso. Con il rischio di promuovere una nuova forma di ghettizzazione.

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