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Condizioni di lavoro disumane e due mesi di stipendio non versati. Succede nel salentino, dove un'impresa italo-spagnola, con più di 800 dipendenti e 17 impianti fotovoltaici realizzati in Puglia, è finita sotto inchiesta.
15 le persone sotto arresto e le accuse non si fermano qui. Tecnova, questo il nome del gruppo, è incolpata anche per riduzione e mantenimento in schiavitù dei lavoratori sottoposti, estorsione, favoreggiamento della condizione di clandestinità di cittadini extracomunitari e truffa ai danni dello Stato.
L'OMBRA DEL LAVORO NERO NEL BUSINESS DELLE RINNOVABILI. Le indagini portate avanti dalla Dda di Lecce e dalla procura di Brindisi hanno presto rivelato un quadro più dettagliato. Gli amministratori, soci e tecnici di Tecnova avrebbero assunto alle proprie dipendenze cittadini extracomunitari sprovvisti di permesso di soggiorno, favorendone la presenza irregolare in Italia e, soprattutto, mantenendoli in stato di sfruttamento, nello scavalcamento di qualunque contratto di lavoro. I dipendenti, tutti, o quasi, extracomunitari di origine africana, hanno dichiarato di aver lavorato nei campi del fotovoltaico in territorio di Brindisi fino a 16 ore al giorno, senza ricevere alcuna remunerazione.
ORGANIZZAZIONE DI “RECLUTAMENTO”, L'ANTIMAFIA SOSPETTA. Resta, inoltre, forte il sospetto che, alle spalle, possa esserci una vera e propria organizzazione di tipo mafioso; ad alimentare questa ipotesi le numerose testimonianze rilasciate dagli stessi dipendenti ai sindacati. Pare, infatti, che la maggior parte di questi fosse stata “reclutata” in modo irregolare e secondo un'identica prassi. Da cui il timore, avanzato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, dell'esistenza di un gruppo di persone alle prese con la gestione e lo spostamento di gruppi di immigrati sul territorio italiano, con inserimento, illecito, in diversi settori. Ad intervenire, tra gli altri, Paolo Pagliaro, presidente del Movimento Regione Salento, il quale ha immediatamente chiesto l'intervento di Amnesty, Governo e Confindustria, parlando degli imprenditori spagnoli, come sfruttatori “che hanno confuso il Salento per una terra di conquista senza regole e senza etica d’impresa”.
Agli arresti è seguito il sequestro preventivo, da parte dei militari della guardia di finanza, delle quote sociali, dell'intero compendio aziendale e di tutte le attrezzature e i materiali riconducibili alla società sotto inchiesta.

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