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Nel caso di una nuova ondata pandemica, una persona su tre si sposterà con un proprio mezzo motorizzato: una crescita di otto punti percentuali rispetto al periodo pre-Covid. A dirlo è il report “Indagine nazionale sulla mobilità casa-università al tempo del Covid-19” realizzato dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS) che ha analizzato il comportamento di 85.000 persone rappresentative della popolazione accademica.
L’indagine, avviata lo scorso luglio e ancora in corso presso alcune università, si è basata su un questionario somministrato on-line agli studenti, ai docenti e al personale tecnico-amministrativo di 44 atenei italiani (cui si aggiungeranno i risultati di altre 13 università). Il questionario ipotizza due scenari: nel primo, il virus è praticamente debellato e i contagi sono ridotti; nel secondo, il virus è ancora pericoloso, il contagio è rallentato ma prosegue.
Il campione preso in esame dal Gruppo di Lavoro Mobilità della RUS coinvolge la comunità accademica di riferimento ed è composto per il 79% da studenti, l’11% da docenti o ricercatori e il 9,6% da personale tecnico-amministrativo.
Secondo l’indagine, il trasporto pubblico è il mezzo che subirà il maggior calo in termini percentuali, probabilmente anche a causa del ridotto coefficiente di riempimento dei mezzi imposto dai provvedimenti governativi al fine di garantire il distanziamento sociale. Tuttavia, secondo le previsioni, in uno scenario di ridotto rischio sanitario, la domanda verso il trasporto pubblico si riduce di soli quattro punti percentuali; il calo diventa più significativo (-10%) nello scenario più pessimistico. In entrambi i casi, il mezzo che sceglierebbero gli intervistati in sostituzione del trasporto pubblico sarebbe l’automobile privata e in misura più marginale la mobilità attiva (a piedi, in monopattino o in bici). Anche nella classificazione per area geografica, le differenze di comportamento pre-Covid alquanto rilevanti tra le aree del Paese si mantengono nelle previsioni di ripresa, anche se in termini relativi la quota che userà l’auto si incrementa di più al Nord, dove era più bassa grazie a servizi di trasporto pubblico più capillari e frequenti, ma anche dove la crisi sanitaria è stata più drammatica.
Se osserviamo più nel dettaglio come si prevede cambieranno le abitudini di viaggio sul percorso casa-università per l’anno che sta iniziando nei due scenari ipotizzati è possibile prevedere che nella stragrande maggioranza dei casi coloro che si recavano in università a piedi e in bicicletta continuerà a farlo. Così come quella di coloro che lo facevano con l’automobile privata. I cambiamenti più significativi si avranno tra gli utenti del trasporto collettivo: nello scenario più critico circa un 20% degli utenti del trasporto pubblico cambierà scelta modale, passando all’uso dell’auto propria nel 13,3% dei casi e alla mobilità attiva nel 6%.
Il 66% delle persone che ha risposto al questionario continuerà a recarsi in università, per ragioni di lavoro o di studio, se il rischio sanitario sarà minimo. Scenario che cambia totalmente in caso di un quadro più pessimistico: se il virus tornasse ad aggredire come nei mesi scorsi, il 61% delle persone intervistate si recherebbe nel proprio ateneo solo quando strettamente necessario. La distribuzione percentuale delle risposte rimane uniforme nelle quattro aree geografiche prese in esame (nord-ovest, nord-est, centro, sud e isole), suggerendo che la percezione del rischio è molto sentita e non differisce in modo significativo all’interno del Paese.

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