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Torna a far discutere il decreto-legge recante “disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili” collegato alla legge di bilancio 2020, il cui articolo 36 faceva riferimento alla detassazione prevista dalla cosiddetta “Tremonti Ambiente” (art. 6, commi da 13 a 19, L. 388/2000) la quale prevedeva la possibilità, per gli imprenditori che avevano fatto investimenti nel mondo delle energie rinnovabili, di avere indietro il 20% della somma investita sotto forma di beneficio fiscale. Il decreto, emanato a ottobre del 2019, sostanzialmente sosteneva che i soggetti che hanno beneficiato di entrambe le misure avrebbero dovuto rinunciare agli sgravi fiscali e che le società che detengono impianti e che godono del III, IV e V conto energia, per mantenere il diritto alle tariffe incentivanti, avrebbero dovuto pagare una “somma determinata applicando alla variazione in diminuzione effettuata in dichiarazione relativa alla detassazione per investimenti ambientali l’aliquota d’imposta pro tempore vigente”.
Il Tar del Lazio si era già espresso i termini di legittimità del cumulo con sentenza n. 6784 depositata il 29 maggio 2019, chiarendo in termini inequivocabili che “il quadro normativo di riferimento depone nel senso della cumulabilità dei benefici in argomento, non risultando per nulla condivisibile la lettura a esso data dal GSE e dal Ministero dello Sviluppo Economico”.
Ciononostante, il decreto legge di ottobre invitava gli imprenditori a restituire la somma percepita ‘ingiustamente’ entro il 30 giugno di quest’anno, pena la decurtazione o la perdita dell’incentivo del fotovoltaico, indipendentemente dal fatto che avessero usufruito o meno di tale beneficio.
Aceper (Associazione Consumatori e Produttori Energie Rinnovabili) si è fatta più volte portavoce dei diritti degli imprenditori tramite una denuncia presentata in commissione europea a fine gennaio, tramite diversi appelli ai vari Enti statali, e infine con una lettera indirizzata direttamente al Presidente Conte per chiedere la sospensione della scadenza del 30 giugno, al pari di tutte le altre scadenze fiscali, ma fino a oggi nulla si è mosso.
Fino a oggi, appunto, quando in Commissione Senato i senatori leghisti Montani, Arrigoni e Saviane si sono schierati a fianco di Aceper e hanno proposto un emendamento per chiedere al Governo di abolire il decreto legge e in particolare l’articolo 36, chiedendo anche la restituzione delle cifre ingiustamente già versate allo Stato e rinnovando l’istanza di dichiarazione di legittimità del cumulo Tremonti-incentivi, come già in passato aveva stabilito il Tar del Lazio.
“Siamo stupiti di come il Governo, considerata la situazione economica in cui versano imprenditori e aziende e l’estrema difficoltà ad adempiere a tutti gli adempimenti fiscali, non abbia tenuto conto dei nostri appelli così come di quelli di altre associazioni di categoria, di sospendere almeno il termine del 30 giugno. A ciò si aggiunge il fatto che continuiamo a considerare tale Decreto Legge illegittimo, a maggior motivo poiché la sua emanazione è avvenuta successivamente alla sentenza definitiva di un giudice che si è espresso in senso contrario”, commenta a latere della vicenda Veronica Pitea, Presidente di Aceper.

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