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“E’ necessario ridurre le stazioni appaltanti, anche al fine di rafforzarne la competenza tecnica”.
E’ quanto emerge dalla relazione della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato su “La gestione degli acquisti di beni e servizi da parte del Ministero della difesa e del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca” e relativa al periodo 2014-2017, approvata con delibera n. 5/2020/G.
La relazione segue due precedenti indagini sullo stesso tema svolte nei confronti di altre amministrazioni statali per monitorare la qualificazione della spesa, così da garantire che l’uso delle risorse pubbliche sia non solo legittimo ma anche proficuo.
“Per il buon andamento e la trasparenza dell’azione amministrativa i dati dovrebbero essere di immediata disponibilità. Al contrario, la distribuzione degli affidamenti tra le possibili modalità non risulta adeguatamente monitorata dalle amministrazioni, così come il ricorso alle procedure aperte e ristrette è risultato poco rilevante”, scrive la Corte.
Va, peraltro, osservato che la recente normativa ha previsto per gli acquisti sottosoglia il ricorso all’affidamento diretto, preceduto dal confronto tra almeno 5 operatori economici. L’elevato numero di contratti che rientrano nell’ambito di tale valore può produrre il rischio di sottrarre al mercato una percentuale significativa degli affidamenti, a discapito della libera concorrenza.
Per i servizi offerti da Consip, si sono riscontrate criticità riconducibili alla mancanza di continuità tra la scadenza delle convenzioni e il rinnovo delle stesse e a discordanze tra quanto previsto nelle condizioni generali e nella normativa.
Inoltre, i contratti-tipo sul portale Mepa, talvolta, risultano carenti di dettagli e richiedono, pertanto, il completamento con clausole aggiuntive.

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