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Il Seminario su “Gli impianti di climatizzazione ed il Coronavirus”, organizzato dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Salerno, che si sarebbe dovuto tenere il 27 maggio, è stato rinviato all’11 giugno, perché la piattaforma del webinar è andata in crisi per l’eccesso rispetto alla capacità del sistema.
L’Ordine ha espresso dispiacere, ma anche orgoglio per la straordinaria attenzione mostrata dai colleghi nei confronti di eventi culturali di elevato spessore scientifico. Nel corso del webinar erano previste le relazioni della prof.ssa Francesca Romana d’Ambrosio, del prof. Giorgio Buonanno, del prof. Mauro Strada e dell’ing. Michele Vio. “Certamente ha avuto forte peso il noto carismatico prestigio dei Relatori, ai quali va il mio ringraziamento per la pazienza e la disponibilità,” ha commentato il Presidente dell’Ordine provinciale, Michele Brigante.
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Ma cos’è successo? All’apertura della “camera virtuale” del webinar si è constatato che la domanda superava di molto la capacità del sistema, nonostante la piattaforma scelta fosse la stessa impiegata per edizioni di questo argomento tenute in altre prestigiose sedi ordinistiche.
Probabilmente la precedente e importante diffusione hanno anche accresciuto l’interesse e la voglia di conoscenza qualificata e competente, e le notizie di stampa e media evidenziano la necessità che sul tema ci sia chiarezza — aggiunge Brigante. La previsione di prenotazioni, ritenuta originariamente sufficiente per 400 discenti, era già stata ampliata a 1000 in fase di raccolta di iscrizioni. Limite raggiunto in soli due giorni. Poi, in diretta, a due ore dall’apertura della camera webinar, abbiamo rilevato richieste di fino a punte di 4000, cioè di un ordine di grandezza superiore. A questo punto, dopo una consultazione con i Relatori, è parso opportuno dare spazio ancor più ampio, aggiornare i parametri webinar ed accogliere tutti. Il seminario si terrà quindi il prossimo 11 giugno, con la stessa “squadra” e lo stesso programma.
Non si tratta però soltanto di un inconveniente di “routine”: in questi mesi di lockdown la conversione improvvisa allo smart working di milioni di lavoratori in tutta Italia ha sovraccaricato enormemente le reti internet e le piattaforme informatiche dedicate a webinar, conferenze e video-riunioni, fino a poche settimane prima abituate a utenze decisamente inferiori. L’AGCOM ha diffuso i dati relativi alla crescita del traffico – per volume e intensità – sulle reti fisse e mobili in Italia: dal 9 marzo al 3 maggio è stata registrato un aumento medio del 57% per quanto riguarda il volume del traffico dati, e del 29% per quanto riguarda l’intensità media. Una situazione straordinaria, solo parzialmente rientrata con la “fase 2”, che mostra un aumento percentuale rispettivamente del 33% e del 16%: la maggior parte delle aziende, infatti, sta continuando a operare il più possibile in regime di smart working e telelavoro.
L’esperienza di queste settimane con i disservizi delle piattaforme informatiche – contando anche le disavventure della didattica a distanza nella scuola – impone una riflessione ulteriore: l’emergenza sanitaria ci ha posti di fronte alla necessità improvvisa di incrementare le nostre comunicazioni virtuali in modo esponenziale, a fronte di una generale impreparazione a una simile eventualità, combinata con la mancanza di strumenti affidabili. È un settore in cui gli stati e le amministrazioni pubbliche, in tutta Europa, non hanno mai realmente deciso di investire, lasciando il campo libero ai colossi statunitensi del web che al momento dominano il mercato, senza alternative per utenti privati e istituzionali. Dato che la fase di “convivenza” con il virus si preannuncia lunga, vale la pena iniziare a pensarci.

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