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CNA Varese ha effettuato un sondaggio online presso i propri associati del settore dell’installazione e manutenzione impianti per monitorare l’evoluzione del mercato del lavoro dopo la proclamazione dell’emergenza sanitaria. I risultati sono stati presentati oggi dal responsabile del gruppo installatori di CNA Varese, Gualtiero Fiorina, nel corso di una video-conferenza stampa.
Nonostante riguardino un campione relativamente ristretto di aziende (214 quelle che hanno risposto al sondaggio, su circa 2500 attive nella provincia), i risultati sono indicativi di una crisi senza precedenti, e sono ancora più preoccupanti se raffrontati alla situazione di altri settori, dato che la maggior parte delle imprese di installazione e manutenzione ha continuato a operare nel corso di marzo e aprile nell'ambito delle riparazioni urgenti.
Il sondaggio fa parte di un monitoraggio più ampio messo in campo da CNA a livello nazionale, che ha coinvolto in primis le aziende, ma anche costruttori, produttori e distributori.
I RISULTATI. Il quadro che emerge dai numeri della provincia di Varese conferma il trend nazionale e del Nord Italia in particolare. Molte imprese, con una scelta di responsabilità, avevano deciso di fermare (in tutto o in parte) l’attività per mettere al riparo i propri dipendenti già nei primi giorni dell’epidemia. In seguito, si sono attrezzati per ripartire, con tutte le misure di sicurezza, e assicurare quantomeno gli interventi urgenti improrogabili.
Tra le aziende che hanno risposto alle domande del questionario, diffuso tra l’8 e il 10 aprile, il 45% si occupa di impianti termici, il 35% di impianti di condizionamento, il 13% esclusivamente di impianti elettrici. Quanto alle dimensioni, si tratta per il 77% di piccole imprese con un numero di addetti (inclusi soci e titolari) compreso tra 1 e 5. Solo 20 le imprese con più di 10 addetti — la media nazionale del settore è di 2,5 addetti. I clienti sono privati (198) o aziende (159) e solo in piccola parte pubbliche amministrazioni (42).
RITARDI NEI PAGAMENTI. La situazione relativa al mese di marzo fotografa un contesto già grave, ma ancora non emergenziale: più della metà delle imprese del campione (58%) ha detto infatti di non aver subito ritardi nei pagamenti delle scadenze al 30 marzo da parte dei clienti. L’insoluto, come facilmente prevedibile, arriva soprattutto dalle aziende (30,5%) e dai privati (26,5%), solo in misura minore dalla PA (13,6%). La preoccupazione da parte delle imprese è che la catena dei pagamenti si interrompa, provocando un effetto a valanga.
CALO DEL FATTURATO. È questo, probabilmente, il dato più significativo che emerge dalla rilevazione: le aziende denunciano in media un calo del fatturato, nel mese di marzo, pari al 57,6%. Nel dettaglio, sono 106 le aziende che hanno avuto un calo del fatturato superiore al 50%. Tra queste, ci sono anche 12 aziende che hanno deciso di fermare del tutto l’attività.
Di fronte a questo quadro allarmante, con i dati di aprile che quasi certamente saranno peggiori di quelli di marzo, le imprese installatrici sperano di trovare le risorse per ripartire quando l’emergenza sarà passata. La buona volontà non manca. “Non abbiamo ricevuto segnalazioni di imprese che pensano di chiudere o di non riaprire,” conclude Fiorina. “Se troveranno il mercato pronto, non ci sarà motivo per chiudere. Le imprese hanno i motori accese e tantissime idee, non aspettano altro che i dispositivi di protezione e indicazioni precise per poter ripartire".

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