


-
Beni strumentali, semplificate le procedure della Nuova Saba...
-
Centro Studi CNI: negli ultimi 4 anni il numero delle donne ...
-
Superbonus 110% per interventi realizzati su unità collabent...
-
Bonus 110%: la Risposta n. 162 dell'8 marzo 2021 dell'Agenzi...
-
Distanze tra edifici: nuova sentenza del Consiglio di Stato
-
Nel 4° trimestre 2020 otto agenti immobiliari su dieci hanno...
-
Illuminazione delle gallerie stradali, pubblicata la norma U...
-
Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ...
-
Panasonic amplia la gamma Aquarea con la nuova T-CAP monoblo...
-
Contributi ai Comuni per investimenti in progetti di rigener...
-
Posa in opera di serramenti, pubblicata una nuova norma UNI
-
Procedure d'urgenza, da Anac indicazioni per la richiesta de...
-
Bonus Facciate: nuovi chiarimenti dall'Agenzia delle entrate
-
Commissione Centrale Tecnica di UNI: gli esiti della prima r...
-
Sismica, nuovo decreto dirigenziale della R. Calabria
-
Superbonus 110% e difformità urbanistica: presentata interro...
-
Anac: boom di appalti senza gara, +41% in quattro mesi
-
Bonus idrico, i termini per il decreto attuativo sono scadut...
-
Bonus Casa e sistema della cessione del credito/sconto in fa...
-
Difesa dello strumento del concorso di progettazione, gli Ar...
-
Contratti pubblici: nel 2° quadrimestre 2020 il mercato rito...
-
Qualità dell'Abitare, il 16 marzo scade la prima fase per la...
-
La Ragioneria dello Stato boccia il disegno di legge per la ...
-
L'Agenzia delle entrate si affida all'intelligenza artificia...
CNA Installazione Impianti ha inviato una nota all’AGCOM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) per chiedere un intervento che metta fine alle richieste di pagamento per non meglio identificati “costi di trasferimento,” che alcuni enti di certificazione impongono alle persone e alle imprese certificate che vogliono cambiare ente di certificazione. Si tratta di costi impropri, esplicitati sotto varie voci in “moduli di trasferimento” la cui sottoscrizione integrale viene presentata come condizione necessaria per l’accettazione della domanda di trasferimento.
La certificazione viene rilasciata da appositi organismi di certificazione designati dal Ministero dell’Ambiente, previo accreditamento da parte dell’ente unico nazionale di accreditamento (Accredia). La procedura comporta anche l’approvazione da parte del Ministero stesso di un tariffario, disciplinato dal DPR 146/2018, tra le cui voci non sono in alcun modo previsti costi di trasferimento, mascherati da termini quali “consegna documentazione di trasferimento”, “trasferimento persona verso altro Organismo di certificazione”, “dichiarazione di assenza pendenze” o “costi di backoffice o di segreteria”.
Questi costi, per la loro entità rapportata ai costi complessivi di certificazione – afferma Guido Pesaro, Responsabile Nazionale CNA Installazione Impianti – impediscono di fatto, o rendono quantomeno difficoltoso, il libero passaggio delle certificazioni da un ente all’altro e sono spesso assimilabili a vere e proprie penali per il recesso che non trovano alcuna giustificazione nel tariffario approvato da Ministero e nella legge che invece vuole garantire il libero trasferimento delle certificazioni tra enti accreditati a beneficio dei soggetti certificati.
Il mancato pagamento dei “costi/penali” comporta infatti il rifiuto del trasferimento della documentazione certificativa nei confronti dell’ente di certificazione subentrante, ostacolando il libero passaggio delle certificazioni medesime, che costituisce un diritto garantito dalla legge anche alla luce dei relativi regolamenti attuativi approvati dal Ministero dell’Ambiente.
“Inoltre – prosegue Pesaro – in alcuni casi, vista la totale assenza di una base legislativa o regolamentare che autorizzi la richiesta di costi per il trasferimento dei certificati, alcuni enti di certificazione subordinano il trasferimento dei certificati medesimi alla sottoscrizione di un nuovo contratto che prevede appositi costi per il trasferimento”.
Tali circostanze stanno creando diverse criticità a chi, persone ed imprese, cui il decreto impone l’obbligo di certificazione, vuole legittimamente cambiare l’organismo di certificazione e che si trova a dover corrispondere agli organismi di certificazione autorizzati, per ottemperare alle prescrizioni di legge, somme non previste, non dovute ed imposte in violazione di qualsiasi requisito legislativo.

L'Editore non si assume alcuna responsabilità per eventuali errori contenuti negli articoli né per i commenti inviati dai lettori.