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È passata poco più di una settimana dall’ultimo limite imposto per l’accensione del riscaldamento in Italia e tado°, il leader nella gestione intelligente del clima domestico, rilascia uno studio sulle abitudini degli italiani da nord a sud, o meglio da cima a fondo.
In Italia, in effetti, non si può fare una distinzione semplice delle zone in base al clima in quanto la formazione geologica del paese è estremamente varia: in Sicilia ci sono aree montagnose che subiscono cali di temperatura simili alla Valtellina e in Liguria alcuni comuni, come Imperia, hanno un clima paragonabile a quello di Napoli e Taranto.
Le zone identificate nel nostro paese, dunque, sono 6 e nonostante in media in Italia si accenda il riscaldamento soltanto quando la temperatura esterna scende a 14,5°C, mantenendo quella interna a 21°C, se si osserva più nel dettaglio sulla base di questa suddivisione si scopre come le abitudini degli italiani, apparentemente, sono molto diverse.
La temperatura esterna media necessaria per far sì che gli abitanti della zona A e B accendano per la prima volta il termostato (gli ultimi a poterlo fare, lo scorso 15 novembre e 1 dicembre) è di 16,5°C. I nordici, ma anche gli abitanti del centro Italia, identificati come zona E, invece, aspettano che scenda a 14°C, mentre chi vive nelle zone più fredde (F) resiste fino a quando la temperatura scende a soli 13°C. Il grado di calore medio interno, inoltre, passa dai 22,5°C per i primi indicati ai 21°C per tutti gli altri.
Non stupisce che i risultati mostrino come chi vive in aree più fredde tenda a resistere più a lungo prima di accendere il proprio riscaldamento in casa, ma ci sono alcune piccole eccezioni. I palermitani, ad esempio, nonostante facciano parte delle zone considerate più calde, sembra che abbiano più tempra dei loro vicini in quanto accendono il termostato quando la temperatura esterna scende a 14°C e mantengono un’atmosfera interna di 22°C, molto simile ai milanesi che invece resistono – di poco – meno: 14,5°C è la temperatura massima oltre il quale cedono all’accensione dei termosifoni e mantengono 21,5°C in casa.
Anche Roma (zona D) e Napoli (zona C) possono essere accomunate per abitudini simili nonostante in realtà appartengano a due diverse zone: entrambe le città eccedono di 0,5°C le temperature medie indicate nelle loro aree di riferimento, soprattutto per quello che riguarda il calore interno, rispettivamente di 21,5°C e di 22°C.
Secondo questo studio di tado°, dunque, gli italiani amano vivere in una casa confortevole tutto l’anno. Abitudine condivisa con i paesi più vicini, come la Francia e il Belgio, entrambi con una media di 21°C interni sin da quando il clima esterno scende ai 14°C. I paesi europei più resistenti ai freddi invernali, invece, sono la Danimarca e l’Austria che aspettano finché le temperature scendono a 12°C per accendere il riscaldamento e in questo modo si aggiudicano anche il primato di nazioni più ecologiche. Anche il Regno Unito, la Germania e l’Olanda si contraddistinguono per le buone abitudini: attivano i termosifoni ai 13°C ma mediamente mantengono una temperatura leggermente più bassa in casa, sui 20°C.
La differenza che un grado può fare
Il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici e dell'industria rappresentano la metà del consumo energetico dell'UE. Mentre oltre tre quarti del consumo energetico domestico proviene dal riscaldamento e dall'acqua calda. Una ricerca dell'Energy Saving Trust ha dimostrato che abbassare il calore di appena 1°C aiuta a risparmiare circa 90 euro all'anno sulla bolletta energetica di una famiglia media. Inoltre, l'uso di termostati intelligenti può garantire che le case e gli ambienti siano riscaldati solo quando sono occupati, risparmiando fino a un terzo sulla bolletta energetica.

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