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L’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino ha stilato un documento (vedi allegato) in cui si sottolineano le incongruenze e le contraddizioni dell’analisi costi-benefici della nuova linea ferroviaria Torino-Lione (cosiddetta TAV), recentemente pubblicata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
L’analisi costi-benefici (ACB) costituisce un riferimento internazionale, è trasparente (quando vengono esplicitati metodi e valori) e funziona bene quando confronta soluzioni diverse allo stesso problema (dato un obiettivo se è meglio realizzare la soluzione A, B o C) tipicamente su scala microeconomica. Funziona meno bene quando deve dare risposte “assolute” (si deve o non si deve fare un determinato intervento) o quando confronta soluzioni diverse (meglio una strada nella regione A o un servizio di autobus nella regione B?).
Non è questo il caso, secondo gli ingegneri torinesi, dell’analisi stilata dal gruppo di lavoro guidato dal Prof. Marco Ponti, il cui risultato negativo – di circa 7 miliardi di euro – viene giudicato “strano”, dal momento che “l’impegno economico totale richiesto all’Italia è al massimo di 5,082 miliardi (comprensivo di quanto già speso per progettazioni, rilievi e indagini)”.
Un altro aspetto sorprendente emerge dal fatto che, confrontando i risultati dei due scenari analizzati nell’ACB, uno definito “realistico” e l’altro “ottimistico” (cioè con un maggior volume di traffico spostato dalla strada alla ferrovia), il risultato ottimistico è peggiore di quello realistico. Vale a dire, più si realizza l’obiettivo posto a base del progetto, peggiore sarebbe il bilancio economico dell’investimento.
Queste incongruenze indicano che nel documento prodotto ci sono alcune anomalie, di metodo o di applicazione, che contraddicono numerose analisi fatte negli anni passati da vari soggetti, a livello europeo (Commissione UE) e internazionale (con la Francia).
Il metodo applicato dal gruppo di lavoro – concludono gli ingegneri – si discosta e non applica correttamente le Linee Guida per la valutazione degli investimenti sia italiane che europee, in quanto considera fra le variazioni negative indotte dal progetto anche le tasse (in questo caso le accise sui carburanti per autotrazione) e i pedaggi autostradali, che verrebbero a mancare in seguito al cambio modale.

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