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Nuova direttiva Ue rinnovabili, AIEL: necessaria una nuova strategia energetica nazionale

Alla luce degli ultimi obiettivi fissati a livello europeo in tema di Fer. L'associazione nazionale della filiera legno-energia pronta a partecipare ad un tavolo di lavoro politico-istituzionale con gli altri attori del mix energetico

venerdì 6 luglio 2018 - Redazione Build News

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Dopo l’intesa sulle rinnovabili (la c.d. RED II, Renewable Energy Directive) Consiglio dell'Ue, Parlamento europeo e Commissione hanno raggiunto l'accordo finale anche su altri due importanti pilastri del Clean Energy Package emanato a novembre 2016: una nuova direttiva sull'efficienza energetica e un regolamento aggiornato sulle modalità di governance dell’Unione dell'Energia.

Le nuove Direttive comunitarie impattano sugli strumenti e sulle normative nazionali esistenti: a cominciare dalla Strategia energetica nazionale del 2017 (SEN), strutturata attorno ad un contributo delle rinnovabili al 2030 del 28-30%, che di fatto viene superata dopo pochi mesi dalla sua presentazione, e del Piano energia e clima, in corso di elaborazione e che dovrà essere presentato a fine 2018. E' necessario quindi tracciare un nuovo quadro di riferimento nazionale, in linea con i nuovi obiettivi comunitari.

E' con questa disponibilità a riaprire una discussione a livello nazionale, fondamentale per contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici, che AIEL Associazione italiana energie agroforestali si rivolge agli interlocutori politico-istituzionali:

AIEL - afferma il direttore generale dell'associazione Marino Berton - consapevole che oggi le biomasse costituiscono circa un terzo di tutta l’energia rinnovabile prodotta nel nostro paese, è pronta alla più ampia collaborazione con il Governo, il Parlamento e le altre istituzioni nazionali per contribuire a tracciare una strategia energetica nazionale che tenga conto dei nuovi obiettivi europei e basata sul mix energetico.

Come rappresentanti della prima fonte energetica rinnovabile impiegata nel settore del riscaldamento – aggiunge Domenico Brugnoni, Presidente di AIEL – possiamo contribuire ancora molto al raggiungimento degli obiettivi fissati a Bruxelles. Lo facciamo però con la consapevolezza e la responsabilità di dover ridurre il nostro impatto sulla qualità dell’aria. Vogliamo ridurre del 70% le emissioni legate al riscaldamento domestico a biomassa entro il 2030. Il protocollo firmato da AIEL con il Ministero dell’Ambiente il 15 giugno pone le basi affinché questo impegno sia realizzabile anche in funzione dei nuovi scenari europei.

I NUOVI OBIETTIVI SULLE RINNOVABILI. Una delle novità più importanti introdotte dalla RED II riguarda l’innalzamento al 32% del target vincolante sul contributo minimo delle rinnovabili rispetto alla copertura totale dei consumi di energia al 2030. Questo accordo prevede inoltre, per quanto riguarda il segmento del Riscaldamento e Raffrescamento, di aumentare ogni anno le quote rinnovabili del settore dell'1,3%, a partire dal valore di riferimento al 2020.

Per la prima volta inoltre sono stati introdotti criteri europei di sostenibilità per le biomasse solide, applicati a tutti gli impianti con potenza termica pari o superiore a 20 MW. L'approccio garantisce che la biomassa sia prodotta in modo sostenibile indipendentemente dall’origine geografica, tenendo conto degli impatti sulla qualità del suolo e sulla biodiversità. In termini di sostenibilità dovranno inoltre essere soddisfatti i criteri derivanti dal LULUCF (Land-use, Land-use change and forestry) già inclusi nell’Accordo di Parigi.

I nuovi impianti che producono energia elettrica in cogenerazione dovranno operare in regime di alto rendimento, mentre nel caso di impianti che producono solo energia elettrica (non in CHP) le installazioni tra 50 MW e 100 MW dovranno soddisfare i criteri BAT (Best available technologies) e gli impianti da 100 MW dovranno avere un'efficienza elettrica netta di almeno il 36%. I combustibili fossili non potranno essere il principale combustibile, escludendo la co-combustione delle biomasse nelle centrali elettriche a carbone.

La nuova direttiva riconoscerà inoltre il diritto dei cittadini e delle energy community a produrre, consumare, stoccare e vendere l’energia a prezzi di mercato, senza essere sottoposti a tasse o regolamentazioni discriminatorie.

Oltre ai criteri di sostenibilità gli impianti a biomassa e combustibili legnosi derivanti da sottoprodotti o da residui di lavorazione del legno non direttamente derivanti da lavorazioni forestali (es. pellet) per la produzione elettrica e termica dovranno dimostrare di garantire un risparmio dei gas effetto serra (GHG saving) del 70% dal 2021 e dell'80% dal 2026. Un altro obiettivo fissato entro il 2030 prevede di ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 40% rispetto al livello del 1990. Tuttavia, l’Europa potrebbe aumentare il suo impegno per tagliare le emissioni climalteranti, grazie ai nuovi obiettivi sulle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica appena concordati.

EFFICIENZA ENERGETICA. Per quanto riguarda la Direttiva Energy efficiency, l’accordo prevede un obiettivo di risparmio energetico espresso in termini di riduzione dei consumi pari al 32,5% al 2030 rispetto allo scenario di riferimento.

Come richiesto dal Consiglio, è stato concesso agli Stati membri di scegliere se la riduzione dei consumi dovrà essere raggiunta rispetto ai consumi di energia primaria e/o ai consumi finali di energia. Si può parlare dunque, in questo caso, di un compromesso al ribasso che non avvicina l’obiettivo del 40% al 2030 indicato negli impegni dell’Accordo di Parigi.

GOVERNANCE. Dopo aver raggiunto il compromesso sull’efficienza, il trilogo ha affrontato il regolamento sulla governance dell’Unione dell'Energia. Secondo il meccanismo detto del “gap filling” Bruxelles sarà obbligata a fornire raccomandazioni agli Stati se i loro programmi saranno incoerenti con le tre tappe intermedie fissate per le rinnovabili: il 18% degli obiettivi entro il 2022, il 43% entro il 2025%, il 65% entro il 2027 e il 100% entro il 2030. La Commissione Europea potrà monitorare a intervalli regolari il contributo di ciascuno Stato membro e prendere i necessari provvedimenti affinché non si verifichino casi di free-riding.

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