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Il Ministero dell'Ambiente, in un comunicato, commenta la sentenza di ieri della Corte di giustizia europea che ha condannato l'Italia a una multa complessiva di 55 milioni di euro per le inadempienze nell'attuazione della direttiva Ue sul trattamento delle acque reflue (LEGGI TUTTO).
Le multe comminate ieri sono "più che dimezzate rispetto all'orientamento di 6 anni fa", a testimonianza "che da parte del Governo Italiano si è lavorato (e si continua a lavorare) per superare le inadempienze di fronte all'Europa e, soprattutto, per migliorare significativamente i servizi di depurazione delle acque ove sono insufficienti o inefficienti".
Dal 2014 “il ministro Gian Luca Galletti ha avviato una serie di azioni per affrontare le criticità evidenziate dalla Ue".
È stata avviata, sottolinea il Minambiente, “un'azione di coordinamento e impulso alle Regioni e agli enti locali che hanno la titolarità del servizio idrico e che come noto nella gran parte del Mezzogiorno non hanno attivato servizio idrico integrato con l'affidamento al Gestore Unico".
“Gli agglomerati ancora non a norma o assenti sono così scesi a 74 (di altri 7 è previsto i collaudo entro fine 2018)”, precisa la nota, "ma la situazione resta grave, nonostante le risorse finanziarie del Governo coprano tutto, perché la governance del Sistema idrico integrato non è a norma di legge, in vaste aree non c'è il Gestore Unico e non ci sono spesso neanche gli enti d'Ambito: con conseguente parcellizzazione e miriade di gestioni in economia da parte dei singoli comuni o consorzi di comuni. Prova ne è che dei 124 interventi programmati (nei 74 agglomerati) per un importo complessivo interamente finanziato di 1 miliardo e 800 milioni, 83 sono gestiti dal commissario unico ma 41 restano in capo a comuni, consorzi, regioni e altri enti.
In particolare, a livello regionale, 89 interventi in 48 agglomerati riguardano la Sicilia, 16 in 13 agglomerati la Calabria e 9 in 6 agglomerati la Campania”.

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