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L'Italia “è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (direttiva 91/271/CEE del Consiglio) non avendo garantito la raccolta e il trattamento adeguati delle acque reflue urbane”.
Lo ha stabilito la Commissione europea che invita il nostro Paese a conformarsi pienamente alla sentenza della Corte di giustizia dell'UE del 10 aprile 2014 (causa C-85/13).
A norma della direttiva 91/271/CEE, gli Stati membri provvedono affinché tutti gli agglomerati (città, centri urbani, insediamenti) con una popolazione di oltre 10.000 abitanti e che scaricano acque reflue in aree sensibili effettuino correttamente la raccolta e il trattamento delle acque reflue urbane.
Nonostante i progressi compiuti dopo la sentenza della Corte, 14 agglomerati non risultano ancora in regola. A quattro anni dalla sentenza, la Commissione si appresta a inviare un ultimo richiamo all'Italia prima di deferire il caso alla Corte e sollecitare l'irrogazione di sanzioni pecuniarie. L'Italia dispone di due mesi per rispondere alla lettera di costituzione in mora; in caso contrario la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.

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