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“La gara per il risanamento di Bagnoli impedisce la partecipazione ai progettisti italiani con un’impropria richiesta di polizza assicurativa”. È quanto denuncia l’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria che, con un esposto inviato il 13 aprile all’Autorità Nazionale Anticorruzione, prende posizione sull’importante bando di Invitalia per l’affidamento della progettazione degli interventi di risanamento ambientale di Bagnoli. In particolare non piace all’OICE la richiesta di una “copertura assicurativa contro i rischi professionali per un importo pari all’importo dei lavori”, stimato in 217 milioni, finalizzata ad accertare la capacità economica e finanziaria dei concorrenti.
È il Presidente dell’Associazione di Via Flaminia, Gabriele Scicolone, a dare voce al malcontento dell’intero settore: “Abbiamo apprezzato che Invitalia abbia avviato nei mesi scorsi un confronto con le rappresentanze del nostro settore, così come abbiamo preso atto dello sforzo compiuto nel precisare che in caso di raggruppamento la polizza debba essere coperta per il 51% (108 milioni) dalla mandataria, ma qui il problema è generale, e lo abbiamo fatto presente da subito, perché con questa clausola si è applicata in maniera impropria e distorta la norma del codice e la linea guida ANAC 1-2016 rendendo impossibile alla totalità degli operatori italiani la partecipazione alla gara”.
Per Gabriele Scicolone “la possibilità di chiedere una polizza r.c. professionale in luogo del fatturato - che comunque sarebbe già elevato visto che si potrebbe chiedere un fatturato pari a 38 milioni, il doppio del corrispettivo stimato per i servizi - è stata introdotta per aumentare la concorrenza e non per ridurla. Inoltre non si comprende la necessità di una polizza così elevata se poi si chiede anche una polizza assicurativa ad hoc per i danni da errore o omissione del progetto con un massimale di 2,5 milioni. Non si discute la necessità che i criteri di selezione siano proporzionati all’oggetto della gara, ma l’articolo 83 del codice prescrive che si debba assicurare - testualmente - l’interesse pubblico ad avere il più ampio numero di partecipanti. E questo non avviene affatto, anzi la misura adottata, ingiustificata dal punto di vista tecnico, va in senso diametralmente opposto”.
Da qui l’esposto all’ANAC: “Ci siamo mossi - conclude il Presidente OICE - chiedendo all’Autorità un intervento incisivo e urgente sulla forte spinta di tutta la nostra base associativa, comprese le grandi aziende di settore, ma anche perché crediamo che l’interesse primario sia quello di evitare che la gara vada deserta e che si possano acquisire offerte da soggetti competenti, esperti ed affidabili, a partire dalle diverse organizzazioni tecnico-professionali che in Italia possono mettere a disposizione il loro know-how per questo importante e delicato intervento. Meglio sarebbe stato, a nostro avviso, optare per la richiesta di un fatturato”.

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