Sulla Gazzetta Ufficiale n.78 del 3 aprile, è stato pubblicato il decreto 7 dicembre 2016 del Ministero dello Sviluppo economico, recante “Disciplinare tipo per il rilascio e l'esercizio dei titoli minerari per la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale”.
Il provvedimento – IN ALLEGATO - stabilisce, nell'ambito delle competenze del Mise, le modalita' di conferimento dei titoli concessori unici, dei permessi di prospezione, di ricerca e delle concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi nella terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale, nonche' le modalita' di esercizio delle attivita' nell'ambito degli stessi titoli minerari.
L'articolo 15 del decreto dispoone che, “fermo restando il divieto di conferimento di nuovi titoli minerari nelle aree marine e costiere protette e nelle 12 miglia dal perimetro esterno di tali aree e dalle linee di costa lungo l'intero perimetro costiero nazionale, ai sensi dell'art. 6, comma 17, del decreto legislativo n. 152/2006, come modificato dall'art. 1, comma 239, della legge n. 208/2015, sono consentite, nelle predette aree, le attivita' da svolgere nell'ambito dei titoli abilitativi gia' rilasciati, anche apportando modifiche al programma lavori originariamente approvato, funzionali a garantire l'esercizio degli stessi, nonche' consentire il recupero delle riserve accertate, per la durata di vita utile del giacimento e fino al completamento della coltivazione, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”.
Inoltre “sono sempre consentite le attivita' di manutenzione finalizzate all'adeguamento tecnologico necessario alla sicurezza degli impianti e alla tutela dell'ambiente e le operazioni finali di ripristino ambientale”.
Possono essere inoltre autorizzate “a) le attivita' funzionali alla coltivazione, fino ad esaurimento del giacimento, e all'esecuzione dei programmi di lavoro approvati in sede di conferimento o di proroga del titolo minerario, compresa la costruzione di infrastrutture e di opere di sviluppo e coltivazione necessarie all'esercizio; b) gli interventi sugli impianti esistenti, destinati al miglioramento degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientali”.
GREENPEACE, LEGAMBIENTE E WWF ITALIA: IL DECRETO MISE AGGIRA IL DIVIETO. Duro il commento di Greenpeace, Legambiente e Wwf Italia: “È la smentita definitiva di tutte le parole spese dal governo durante il periodo referendario di aprile scorso per dire che il referendum sollevava questioni di lana caprina, in particolare perché la legge escludeva già nuove trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa.
Il meccanismo introdotto dal MISE consente, infatti, alle società petrolifere titolari di concessioni entro le 12 miglia dalla costa già rilasciate di modificare, e quindi ampliare, il loro programma di sviluppo originario per recuperare altre riserve esistenti, e dunque costruire nuovi pozzi e nuove piattaforme. Fino all’altro ieri, nuovi pozzi e nuove piattaforme entro le 12 miglia potevano essere realizzati solo se già previsti dal programma di sviluppo originario. Ora chi ha la concessione può farci sostanzialmente quello che vuole per tutta la vita utile del giacimento.”
Per le tre associazioni ambientaliste “è gravissimo che il governo proceda in questo modo su una questione così delicata, escludendo il Parlamento e non tenendo minimamente conto della volontà chiarissima espressa da 15 milioni di italiani nonostante il mancato raggiungimento del quorum al referendum contro le trivelle”.
REALACCI: TRIVELLARE ENTRO LE 12 MIGLIA E’ UNA SCELTA SBAGLIATA. “Ho chiesto agli uffici della Camera dei Deputati di verificare se in punta di diritto è fondata l'interpretazione delle strutture del Ministero dello Sviluppo Economico che, attraverso una modifica in corso d'opera del piano di sviluppo presentato dalle compagnie petrolifere, apre alla possibilità di nuove trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa”. Lo scrive il presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci. “Sicuramente non è quanto è stato detto durante la campagna referendaria, non è utile all'economia del Paese, contrasta con la volontà di larga parte dei cittadini. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”, conclude Realacci.