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Abrogazione delle disposizioni sul lavoro accessorio e modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti: è quanto prevede il decreto-legge approvato stamane dal Consiglio dei ministri, per evitare i referendum del 28 maggio prossimo (LEGGI TUTTO).
“In relazione al lavoro accessorio, si prevede un regime transitorio – spiega il comunicato di Palazzo Chigi - per consentire l’utilizzo, fino al 31 dicembre 2017, dei buoni per prestazioni di lavoro accessorio già richiesti alla data di entrata in vigore del decreto legge.”
Per quanto riguarda la disciplina in materia di appalti di opere e servizi, il provvedimento “mira a ripristinare integralmente la responsabilità solidale del committente con l’appaltatore nonché con ciascuno degli eventuali subappaltatori, per garantire una miglior tutela in favore dei lavoratori impiegati”.
COMMENTO NEGATIVO DELL'ANCE. Negativo il giudizio dell'Ance (Associazione nazionale dei costruttori edili). Secondo il Presidente, la normativa attuale “non riduce in nessun modo le garanzie a favore dei lavoratori”. Anzi rafforza la competenza delle parti sociali nell’individuare in sede contrattuale strumenti più rigorosi di controllo. Inoltre l’abrogazione dell’obbligo di chiamare in causa tutte le imprese coinvolte nel vincolo di solidarietà lede il diritto delle imprese regolari e corrette di conoscere da subito l’avvio di eventuali azioni giudiziarie, a tutela anche dei lavoratori. Viene inoltre soppresso il principio della “preventiva escussione del debitore principale”, penalizzando ulteriormente tutte le imprese della filiera produttiva e non direttamente il debitore principale, che in questo modo viene di fatto ulteriormente deresponsabilizzato.
“In attesa di conoscere nel dettaglio le nuove norme - sottolinea Buia - ritengo comunque che sia stato fatto un passo indietro che danneggia le imprese corrette, spina dorsale del tessuto economico del nostro Paese. Il problema si doveva risolvere nell’ambito delle politiche contrattuali e attraverso il dialogo sindacato-imprese, come l’Ance chiedeva da tempo alle organizzazioni sindacali. Stando così le cose, sarebbe stato meglio andare al referendum”.

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