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“Completare il grande progetto di quella che Delrio chiama la Napoli-Palermo per non chiamarla Ponte sullo Stretto, ma che è di fatto il collegamento tra Napoli e Palermo in un'operazione che porti non soltanto posti di lavoro com'è sacrosanto – 100 mila posti di lavoro – ma che sia utile, perché tu devi fare una struttura che sia in condizioni di togliere innanzitutto la Calabria dall'isolamento nel quale è, e poi che consenta anche di tornare ad avere una Sicilia più vicina e raggiungibile.”
Lo ha detto stamane il presidente del Consiglio Matteo Renzi nel suo intervento a Milano al 110° anniversario di Salini Impregilo.
Nel novembre 2015 Renzi aveva detto che “prima di discutere sulla realizzazione del ponte sullo Stretto, sistemiamo l’acqua di Messina, i depuratori, le bonifiche, investiamo 2 miliardi in Sicilia per le strade e le ferrovie, portando l’alta velocità anche in Sicilia, investiamo su Reggio Calabria che è una città chiave per il Sud, finiamo anche la Salerno-Reggio Calabria, rendiamo i porti competitivi per il Mediterraneo e l’Europa, poi faremo anche il ponte”.
PONTE SULLO STRETTO COME FERROVIA, APPROVATA MOZIONE ALLA CAMERA. Nel settembre 2015 fu approvata alla Camera, con 289 voti favorevoli e 98 contrari, una mozione di Ap-Ncd, nella formulazione suggerita dal sottosegretario ai Trasporti, Umberto Del Basso De Caro, che prevedeva l'impegno del Governo a “valutare l'opportunità di una riconsiderazione del progetto del Ponte sullo stretto come infrastruttura ferroviaria, previa valutazione e analisi rigorosa del rapporto costi-benefici, come possibile elemento di una strategia di riammagliatura del sistema infrastrutturale del Mezzogiorno”. Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio precisò che “non si tratta di una riapertura dei giochi. Il sottosegretario ha semplicemente accolto l'invito fatto al governo di valutare, se lo vorremo, l'opportunità di riguardare i costi e benefici di quel progetto. Dovremo valutare ma in questo momento il dossier non è sul mio tavolo, abbiamo dossier più urgenti. Se una forza politica o il parlamento ci invita a valutare se un domani potremo riaprirlo, noi non diciamo di no. Non abbiamo pregiudizi, la valutazione si fa sempre”.
Ricordiamo che lo stop definitivo al progetto del Ponte sullo stretto di Messina era arrivato nel marzo del 2013 (LEGGI TUTTO). Secondo gli ambientalisti, uno dei motivi per cui il Ponte non poteva essere costruito – oltre al costo abnorme dell'opera e al suo impatto sul paesaggio - era la sua collocazione in una zona sismica. In un intervento sul Corriere della Sera del 23 marzo 2013, due professori emeriti del Politecnico di Milano, Giulio Ballio (ex rettore del PoliMi) e Giorgio Diana (esperto di strutture e vento), che hanno partecipato a vario titolo al progetto, avevano invece difeso il valore ingegneristico dell'opera, anche in chiave antisismica.

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