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Se da un lato le nuove tecnologie legate allo stoccaggio energetico stanno fornendo alle utilities e ai gestori di rete nuovi strumenti per migliorare l'affidabilità del sistema e per ridurre i costi, dall'altro lato presentano degli evidenti rischi nei processi di integrazione nelle reti esistenti. In questo panorama in forte evoluzione le utilities stanno giocando un ruolo molto importante, con l'esplorazione di diversi approcci per poter sfruttare le tecnologie di accumulo. Secondo l'ultimo report di Navigant Research sono le utilities stesse che stanno investendo molto nel settore perché sono consapevoli sia dei benefici ottenibili in termini di risparmio sia dei rischi che l'implementazione dei nuovi sistemi possono comportare.
"Le utilities si sono evolute nel loro approccio alla tecnologia, attraverso lo sviluppo di strategie mirate per trasformare lo stoccaggio energetico da una possibile minaccia a una probabile opportunità", dichiara Anissa Dehamna, analista principale di Navigant Research.
Dato il loro potere di acquisto, l'autorevolezza del loro marchio e il ruolo che ricoprono nel guidare i cambiamenti normativi, le utilities rappresentano uno dei driver più importanti per sviluppare il settore dell'accumulo su scala mondiale. Secondo il report i sistemi di stoccaggio dell'energia posseduti dalle utilities (i cosiddetti ESSs) rappresentano il 27% dei sistemi di accumulo presenti nei gasdotti a lovello mondiale. Ed entro il 2020 le utilities dovrebbero aggiungere 9.000 MW di nuova capacità di stoccaggio energetico.

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