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Il D.Lgs 81/08 è stata la prima normativa che ha introdotto l’obbligo di fare una distinzione di genere nella valutazione dei rischi sul lavoro.
Sono poi seguite una serie di iniziative volte a concretizzare quest’obbligo normativo: ad esempio, il Comitato Unico di Garanzia (Cug) dell’Inail ha realizzato il progetto “Salute e sicurezza sul lavoro, una questione anche di genere”, pubblicato poi in quattro quaderni tematici allegati alla rivista Infortuni e malattie professionali.
Ora l’Inail ha pubblicato un dossier (CLICCA QUI), dedicato alle donne nel mondo del lavoro, che raccoglie ricerche, studi e normative che hanno lo scopo di informare e sensibilizzare.
Per quanto riguarda i rischi durante l’attività lavorativa, le donne sono più soggette a:
- stress biomeccanici dell’apparato muscolo-scheletrico che possono causare problemi a strutture tendinee, muscolari e articolari;
- esposizione ad agenti chimici, in attività inerenti a pulizia o estetica;
- esposizione al rischio biologico, in tutti i lavori in cui c’è contatto con il pubblico;
- esposizione a radiazioni ionizzanti, perché sono più le donne che utilizzano il videoterminale;
- esposizione all’inquinamento indoor perché si trovano speso a lavorare con stampanti e fax;
- rischio ergonomico a causa di postura scorretta o scarsa organizzazione della postazione lavorativa;
- rischi fisici legati alle condizioni microclimatiche e all’organizzazione scorretta del lavoro;
- rischi psicosociali poiché viene richiesto loro di usare più risorse emotive e relazionali, generalmente non solo sul fronte lavorativo, ma anche su quello familiare.

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