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Fotovoltaico: “Probabile rinascita in Europa nel medio termine”

Secondo Coface la crisi del fotovoltaico nel vecchio continente è solo temporanea

venerdì 23 ottobre 2015 - Redazione Build News

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Secondo l'analisi di Coface, nel medio termine una rinascita del settore fotovoltaico in Europa sembra probabile, grazie soprattutto all’integrazione di energia europea.

Dal 2004 al 2012, l’elettricità europea prodotta dal fotovoltaico è fortemente aumentata, passando da 0,7 a 62,4 miliardi di kWh.

Questa crescita è stata guidata da Germania, Spagna e Italia, dove si concentra l’80 per cento del parco fotovoltaico europeo. La rapida espansione del fotovoltaico è divenuta possibile grazie a politiche di governo favorevoli (un sistema con l’obbligo di acquisto di energia da fonti rinnovabili e sussidi) e al forte e continuo calo dei prezzi degli impianti, accentuati dalla concorrenza cinese. Nel 2012 l’Europa occupava una posizione leader contando per il 75 per cento della produzione mondiale.

Sebbene il fotovoltaico rappresenti in Europa solo il 5,3 per cento dei consumi totali di elettricità, il settore ha beneficiato di una spinta a livello mondiale in favore di un consumo energetico più “verde”.

L'EUROPA HA PERSO LA SUA POSIZIONE DI LEADER A VANTAGGIO DELL’ASIA. Con la fine delle sovvenzioni nazionali ed europee, e poi con lo scoppio della bolla nel 2011, l’Europa, che già da tempo aveva avviato lo sviluppo del fotovoltaico grazie all’impegno e agli impianti esistenti, ha perso la sua posizione di leader a vantaggio dell’Asia, che concentra ormai il 60 per cento delle installazioni.

RALLENTAMENTO TEMPORANEO. Secondo Coface questo rallentamento è temporaneo, e c'è ottimismo sul posizionamento a medio termine del fotovoltaico nel mix delle fonti di energia in Europa. Il calo post crisi dell’attività industriale ha provocato un crollo significativo del consumo di elettricità a partire dal 2010. Tale situazione ha portato a una sovraccapacità e ha esercitato una pressione al ribasso sui prezzi all’ingrosso dell’elettricità, colpendo maggiormente i fornitori che sostenevano già costi fissi elevati.

Allo stesso tempo, alla sovrabbondanza dell’offerta di energia si è aggiunta la volontà pubblica di un passaggio a un consumo energetico più verde, favorendo il risparmio energetico. Di conseguenza, l’ammortamento dei costi legato agli investimenti passati è diventato un peso, dal momento che i guadagni degli attori tradizionali sono diminuiti. Questo eccesso di offerta e la mancanza di interconnessioni tra i paesi europei rendono meno attrattivo il settore della generazione di elettricità.

Il problema dell’irregolarità, dovuto alle differenze nell’intensità della luce solare, potrebbe essere quindi superato. Inoltre, ciò consentirà di sviluppare nuovi strumenti di storage e generare un adattamento continuo dell’offerta e della domanda di elettricità attraverso reti differenti. L’obiettivo attuale dell’Unione europea di raggiungere il 10 per cento dello sviluppo di interconnessione (in termine di consumo annuo), per un costo stimato di 150 miliardi di euro, è stato raggiunto oggi solo da Germania e Francia tra i cinque paesi esaminati.

Per le imprese, le buone prospettive del settore a medio termine beneficeranno dei servizi legati alla manutenzione e al mantenimento dei pannelli solari. La produzione di pannelli – prevede Khalid Aït Yahia, economista di Coface - resterà per lo più estera, anche se alcune imprese tedesche sono riuscite, grazie allo sviluppo dell’automazione, a competere sul prezzo dei moduli cinesi.

LE ASPETTATIVE DELLA CONFERENZA DI PARIGI. Tra le aspettative legate alla conferenza sul cambiamento climatico, la Cop21, che si terrà a Parigi a dicembre, c'è il miglioramento dell’accesso alle energie rinnovabili, il supporto dello sviluppo su scala mondiale e la creazione di opportunità di mercato importanti. In Europa esistono già degli obiettivi: da qui al 2020, le emissioni di gas a effetto serra dovranno diminuire ancora del 20 per cento, per un calo del 40 per cento rispetto al 1990. Tale riduzione equivale alla chiusura di 400 centrali energetiche. Potrebbero essere introdotte delle nuove misure con un effetto duplice: il costo delle energie tradizionali aumenterà, mentre quello del fotovoltaico si ridurrà, abbassando i costi di installazione e rendendo così gli investimenti più vantaggiosi.

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