


-
Adempimenti Superbonus 110%: contributi ai Comuni per le ass...
-
Decreto Semplificazioni, dal CSLP la bozza di Linee guida pe...
-
La Scuola al centro della Festa dell’Architetto dal 27 al 29...
-
Bonus verde 2021: possibile effettuare i pagamenti anche con...
-
Pratiche edilizie, Garante Privacy: sì all'accesso civico ma...
-
Superbonus 110%: da TeamSystem Construction una soluzione pe...
-
UNI festeggia i 100 anni dalla fondazione
-
L’accordo Mit-Sindacati per accelerare i cantieri si applica...
-
Prove non distruttive in edilizia: la termografia e il Blowe...
-
Dpcm grandi opere, Paita (commissione Trasporti Camera): il ...
-
Agenzia delle entrate: più tempo per l’invio dei dati delle ...
-
Nel 4° trimestre 2020 la pandemia ha ridotto del 5,4% il val...
-
Basilicata: approvata in III commissione consiliare una prop...
-
Superbonus 110%: le Faq del Governo
-
Superbonus 110%: accordo Ance - Unicredit per semplificare l...
-
Codice dei contratti pubblici: il Governo impugna la legge n...
-
Piemonte: nelle commissioni locali per il paesaggio anche ge...
-
Prestazioni di progettazione “autonome” rispetto all'opera a...
-
Tempi per appalti: l'Italia al penultimo posto in Ue davanti...
-
Ue: proposta di costituire un Osservatorio europeo sui ritar...
-
CNI e INAIL a confronto sulla gestione della sicurezza nell’...
-
Superbonus 110%: lo spot video del Governo
-
Superbonus 110%: Cattolica Assicurazioni attiva la cessione ...
-
Grandi opere da commissariare: ecco l'elenco dei commissari....

Le ragioni, osserva Ronsivalle, “sono legate ad una molteplicità di fattori concomitanti che vanno dalle radicali trasformazioni avvenute nel mercato dei servizi di ingegneria, spesso legate ad una abnorme e non sempre coerente produzione legislativa, alla crescente pressione competitiva, alla contrazione della domanda interna sia in ambito pubblico che privato, dovuta ad una crisi ormai decennale”.
CRISI DI EFFICIENZA OPERATIVA. Il presidente del Contro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri mette in chiaro che “la competenza tecnica non è più sufficiente per affrontare le sfide del mercato, occorre anche una visione manageriale del proprio lavoro. La capacità di svolgere in modo adeguato l’attività professionale non può più essere disgiunta da quella di acquisire commesse, di razionalizzare il lavoro anche in funzione del contenimento dei costi e del mantenimento di standard di qualità elevati. Il professionista in Italia deve anche fare i conti con una committenza non sempre matura e competente. Pertanto l’efficientamento della propria organizzazione professionale potrebbe non trovare adeguato apprezzamento nel mercato, se non nei grandi appalti o nelle commesse di elevato valore tecnico-economico. Il privato cittadino tende ancora a rivolgersi al piccolo professionista locale con il quale ritiene di poter intraprendere un rapporto più confidenziale e ottenere il minor prezzo, spesso senza curarsi della qualità del servizio offerto. Si è dibattuti pertanto fra la necessità di ampliare la propria organizzazione per aumentarne la competitività e il raggio di azione e la tendenza a rimanere piccoli in quanto il processo di crescita professionale può comportare difficoltà non superabili in termini di risorse finanziarie necessarie e di rigidità di gestione”.
PUNTARE SUI CONTRATTI DI RETE. Il problema della razionalizzazione e miglioramento gestionale potrebbe trovare soluzione attraverso “contratti di rete analoghi a quelli esistenti e contemplati nella legislazione italiana per le PMI. Attraverso contratti di rete – evidenzia Ronsivalle - si potrebbero migliorare la propria competitività, aumentare l’efficienza operativa, diminuire i costi di gestione realizzando economie di scala, raggiungere un più vasto numero di possibili clienti sfruttando diverse competenze specialistiche, accedere a grandi commesse, senza necessariamente rinunciare alle piccole. La legislazione italiana disciplina i contratti di rete per le PMI, a partire dal D.L. 5/2009, fino al DL 179/2012, e contempla una serie di agevolazioni, dai quali i liberi professionisti sono esclusi”.
LE COLPE DEI GOVERNI. I liberi professionisti, però, si sentono – e a ragione - trascurati dal Governo. “Fra i vari fattori che contribuiscono alla crisi delle professioni – osserva il presidente del Centro studi Cni - dobbiamo annoverare qualcosa di più di una semplice distrazione del legislatore. Si potrebbe arrivare a definirla quasi un’avversione dello stesso nei confronti di quella che dovrebbe essere riconosciuta come una importantissima leva del sapere e della crescita economica del Paese. Possiamo solo sperare che prima o poi si registri un’inversione di tendenza e che qualcuno si accorga di cosa e quanto si stia sprecando”.

L'Editore non si assume alcuna responsabilità per eventuali errori contenuti negli articoli né per i commenti inviati dai lettori.