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Green building, è finita l'era della certificazione Leed?
L'ultima versione non riesce a decollare e nel frattempo sono nati altri standard. Ma lo scenario statunitense parla di una generale disaffezione nei confronti delle certificazioni
Mercoledì 2 Settembre 2015
Negli ultimi 15 anni, la Leed l'ha fatta da padrona. Ma se fino a qualche tempo fa
progettare e costruire in modo sostenibile significava abbracciare lo standard dell'U.S Green Building Council, le cose stanno cambiando. Il protocollo più famoso al mondo continua a detenere la leadership di mercato ma non più come una volta. Le ragioni di questa 'crisi' sono molteplici e nulla hanno a che vedere con una perdita di interesse per l'edilizia green, come mostrano i dati diffusi dall'ultimo studio condotto dalla rivista di settore ENR (Engineering News-Record ), che come ogni anno ha redatto la Top 100 Green Design Firms list, da cui emerge la fotografia di un settore assolutamente in crescita. Le aziende statunitensi impegnate nella progettazione sostenibile hanno ricavato, dai progetti green registrati o in fase di certificazione da enti terzi, 5,21 mld di dollari, in aumento del 10,1% rispetto al 2013. Ma, a differenza di qualche anno fa, non tutti si affidano allo standard Leed e, se lo fanno, prediligono la versione 3, del 2009, rispetto all'ultima, uscita nel 2013 e che diventerà l'unica ad ottobre del 2016.
I progettisti aspettano lo scenario 'post-Leed'
E' questo lo scenario che emerge: da un lato c'è l'entrata in campo di altri standard altrettando autorevoli e che stanno guadagnando gradualmente terreno nel campo del green building, dall'altro c'è una situazione di stallo per quanto riguarda la Leed v4 che non è riuscita in questi anni a soppiantare lo standard precedente e ad imporsi sul mercato. Fatto sta che il mondo della progettazione sembra alla ricerca di nuovi baluardi e di una prospettiva 'post-Leed'.
"Ho l'impressione che il movimento del design sostenibile abbia toccato il suo punto più basso. La Leed non suscita più le stesse emozioni di una volta e mi sembra che il mondo della progettazione sia in attesa del prossimo catalizzatore.”, dichiara Susan King a capo della Harley Ellis Devereaux sulle pagine di ENR. La risposta alla domanda 'Chi sarà il prossimo?', riferisce ancora King, potrebbe essere il Living Building Challenge, la certificazione sviluppata dall'International Living Future Institute che si è guadagnata negli ultimi anni una grande notorietà, ma senza suscitare il clamore che la Leed, agli albori, aveva provocato nel settore.
Mancano standard all'avanguardia
Ciò che emerge dai 'rumors' del mondo dei progettisti sono commenti di vario tipo. Da un lato si accusano gli standard di essere poco innovativi, perché, se fino a qualche anno fa alcune prescrizioni, in termini ad esempio di isolamento continuo o di facciate performanti, erano all'avanguardia, adesso sono state inserite nei codici e nelle normative che regolano il settore delle costruzioni. Dall'altro, però, la versione 4 della Leed sconta invece il fatto di essere ritenuta troppo restrittiva, eccessivamente rigida e ache piuttosto costosa. E il ritardo con cui è stata sviluppata- dettato proprio da una forte polemica da parte dell'industria chimica che accusava l'eccessiva rigidità e la poca chiarezza delle linee guida proposte per la sezione dedicata a “Materials and Resources”- ha lasciato campo libero ai potenziali competitor. In questi anni non sono nati soltanto il Green Globes e il Living Building Challenge, ma anche: Greenroads, Envision, Sustainable Sites Initiative, Green Garage Certification, WELL Building Standard, e PEER (Performance Excellence in Electricity Renewal). E molti altri. Inoltre, molti elementi di bioedilizia sono stati incorporati nei regolamenti edilizi, come la California Green Building Standards Code.
Le certificazioni hanno ancora senso?
"Se le pratiche di bioedilizia vengono incluse nei codici di costruzione di tutte le autorità competenti, le certificazioni avranno più senso?” si domanda Dan Osterman, responsabile alla sostenibilità della Sundt Construction. Molti imprenditori rintengono però che l'adozione di standard verdi nelle norme edilizie spingerà l'industria a sviluppare valori ancor più sostenibili. "Mentre i codici di costruzione incorporano gli standard green- secondo Shaun Yancey, presidente di PCL US Buildings- gli organismi certificativi manterranno, e si spera rafforzeranno, il loro ruolo di svilupparne di nuovi e sempre più all'avanguardia.”

I progettisti aspettano lo scenario 'post-Leed'
E' questo lo scenario che emerge: da un lato c'è l'entrata in campo di altri standard altrettando autorevoli e che stanno guadagnando gradualmente terreno nel campo del green building, dall'altro c'è una situazione di stallo per quanto riguarda la Leed v4 che non è riuscita in questi anni a soppiantare lo standard precedente e ad imporsi sul mercato. Fatto sta che il mondo della progettazione sembra alla ricerca di nuovi baluardi e di una prospettiva 'post-Leed'.
"Ho l'impressione che il movimento del design sostenibile abbia toccato il suo punto più basso. La Leed non suscita più le stesse emozioni di una volta e mi sembra che il mondo della progettazione sia in attesa del prossimo catalizzatore.”, dichiara Susan King a capo della Harley Ellis Devereaux sulle pagine di ENR. La risposta alla domanda 'Chi sarà il prossimo?', riferisce ancora King, potrebbe essere il Living Building Challenge, la certificazione sviluppata dall'International Living Future Institute che si è guadagnata negli ultimi anni una grande notorietà, ma senza suscitare il clamore che la Leed, agli albori, aveva provocato nel settore.
Mancano standard all'avanguardia
Ciò che emerge dai 'rumors' del mondo dei progettisti sono commenti di vario tipo. Da un lato si accusano gli standard di essere poco innovativi, perché, se fino a qualche anno fa alcune prescrizioni, in termini ad esempio di isolamento continuo o di facciate performanti, erano all'avanguardia, adesso sono state inserite nei codici e nelle normative che regolano il settore delle costruzioni. Dall'altro, però, la versione 4 della Leed sconta invece il fatto di essere ritenuta troppo restrittiva, eccessivamente rigida e ache piuttosto costosa. E il ritardo con cui è stata sviluppata- dettato proprio da una forte polemica da parte dell'industria chimica che accusava l'eccessiva rigidità e la poca chiarezza delle linee guida proposte per la sezione dedicata a “Materials and Resources”- ha lasciato campo libero ai potenziali competitor. In questi anni non sono nati soltanto il Green Globes e il Living Building Challenge, ma anche: Greenroads, Envision, Sustainable Sites Initiative, Green Garage Certification, WELL Building Standard, e PEER (Performance Excellence in Electricity Renewal). E molti altri. Inoltre, molti elementi di bioedilizia sono stati incorporati nei regolamenti edilizi, come la California Green Building Standards Code.
Le certificazioni hanno ancora senso?
"Se le pratiche di bioedilizia vengono incluse nei codici di costruzione di tutte le autorità competenti, le certificazioni avranno più senso?” si domanda Dan Osterman, responsabile alla sostenibilità della Sundt Construction. Molti imprenditori rintengono però che l'adozione di standard verdi nelle norme edilizie spingerà l'industria a sviluppare valori ancor più sostenibili. "Mentre i codici di costruzione incorporano gli standard green- secondo Shaun Yancey, presidente di PCL US Buildings- gli organismi certificativi manterranno, e si spera rafforzeranno, il loro ruolo di svilupparne di nuovi e sempre più all'avanguardia.”
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Tags: leed,green building
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