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Economia circolare, approvata risoluzione dalla commissione Ambiente del Senato

Nel settore dell'edilizia sostenibile la risoluzione suggerisce un audit di pre-demolizione per individuare i materiali che possono essere separati per il riciclo e una selezione già in cantiere dei materiali riciclabili. Nonché aumentare il riciclaggio del cemento in edilizia

giovedì 30 luglio 2015 - Redazione Build News

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La ripresa economica potrebbe essere significativamente stimolata da un intervento incisivo per accelerare la ristrutturazione e la costruzione di alloggi efficienti sotto il profilo energetico.

È quanto evidenzia una risoluzione (vedi qui sotto in allegato) sull'economia circolare, approvata dalla Commissione Ambiente del Senato nell'ambito della consultazione pubblica avviata il 28 maggio scorso dalla Commissione europea proprio sui temi dell'economia circolare allo scopo di preparare una nuova e ambiziosa strategia entro la fine dell'anno.

Molti i temi toccati nella risoluzione: dall'edilizia sostenibile alla progettazione ecocompatibile dei prodotti; dall'eco-innovazione ai cicli produttivi corti, multipli e a cascata; dal green public procurement al recupero di materia; dall'uso efficiente delle risorse al sistema di tariffazione dei rifiuti in funzione delle quantità conferite in maniera indifferenziata. 

EDIFICI SOSTENIBILI. Nella risoluzione si osserva che “La realizzazione di edifici sostenibili e lo sviluppo della bioedilizia possono essere integrate nelle agevolazioni per la riqualificazione energetica degli edifici (ecobonus). Tali agevolazioni devono consistere in detrazioni di imposta delle spese sostenute e per essere produttive di effetti importanti devono essere confermate e stabilizzate per periodi di tempo lunghi. La misura dell'ecobonus ha determinato effetti positivi per il risparmio energetico, per l'ambiente, per la salute, l'economia e l'occupazione. Occorre da subito una nuova visione, che parta dalla riqualificazione/ristrutturazione della casa come singola unità immobiliare, coinvolgendo l’edificio, il quartiere per arrivare alla Città e al Territorio”.

“L’inserimento della proroga degli ecobonus nel Decreto di recepimento della direttiva Edifici a energia quasi zero, è stata una grande occasione, colta se non in minima parte, di rilancio della Rigenerazione e Riqualificazione urbana e del territorio, rappresentando l’anello di congiunzione, ora mancante, tra la Casa e gli interventi anche importanti "verticali" ma isolati, come la riqualificazione di unità immobiliari - il Piano Casa e e il Piano per le Città/Territorio sostenibili, attraverso interventi "orizzontali" di ristrutturazione urbanistica”.

Gli interventi di efficientamento energetico sugli edifici, sottolinea la risoluzione, “concorrono ad una riduzione dei consumi energetici nazionali, alleggerendo la bilancia dei pagamenti sull'acquisto di energia primaria dall'estero con la conseguente riduzione dei costi di approvvigionamento energetico, nonché il miglioramento della sicurezza energetica. Studi di settore affermano che, mediamente, un edificio disperde il 60 per cento dell'energia immessa sia d'inverno per riscaldare che d'estate per raffreddare. Gli edifici rappresentano il 40 per cento dell'utilizzo finale di energia nell'Unione europea e il 36 per cento delle emissioni di CO2”.

Nella comunicazione dell'8 marzo 2011 della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, "Una tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050", viene indicato che "per operare la transizione verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio l'UE deve prepararsi ad abbattere le proprie emissioni interne dell'80 per cento entro il 2050 rispetto al 1990." Sull'intero arco di 40 anni, si stima che l'efficienza energetica e il passaggio a fonti d'energia a bassa o nulla intensità di carbonio prodotte internamente consentiranno di ridurre i costi medi dei carburanti in misura compresa tra 175 e 320 miliardi di euro annui. Secondo la comunicazione della Commissione europea citata, investire tempestivamente nell'economia a bassa intensità di carbonio stimolerebbe progressivamente un cambiamento strutturale dell'economia e genererebbe nuovi posti di lavoro, sia nel breve che nel medio periodo. La ripresa economica potrebbe essere significativamente stimolata da un intervento incisivo per accelerare la ristrutturazione e la costruzione di alloggi efficienti sotto il profilo energetico.

Il piano di efficienza energetica europeo conferma l'alto potenziale occupazionale insito nella promozione di investimenti in impianti più efficienti; nell'ambito della direttiva 2009/28/CEE l'Italia è impegnata a raggiungere, entro il 2020, l'obiettivo della riduzione del 20 per cento dei consumi energetici e l'obiettivo della riduzione del 20 per cento delle emissioni in atmosfera. Sarebbe necessario – suggerisce la risoluzione - un audit di pre-demolizione per individuare i materiali che possono essere separati per il riciclo e una selezione già in cantiere dei materiali riciclabili. Occorrerebbe anche aumentare il riciclaggio del cemento in edilizia.

FISCALITÀ AMBIENTALE. Sul fronte della fiscalità ambientale, la risoluzione mostra l'opportunità che “i sistemi fiscali avvantaggino l'uso di risorse ambientali rinnovabili e penalizzino quello di fonti fossili determinanti inquinamento e emissioni climalteranti. In ambito energetico, la direzione da seguire deve essere quella dell'abolizione di tutte le esenzioni alle accise sui prodotti energetici; la rimodulazione delle accise sui prodotti energetici, a parità di aliquota media, con una componente proporzionale al contenuto energetico e una componente proporzionale alle emissioni climalteranti; l'eliminazione dalle componenti regolate delle tariffe dell'energia elettrica e del gas dei sussidi alle fonti fossili e dei sussidi incrociati a favore dei grandi consumatori e dei consumatori energivori; la riduzione dei sussidi agli impianti di generazione da fonti rinnovabili in misura del recupero di competitività determinato dalla riduzione dei sussidi alle fonti fossili”.

Per quanto riguarda il capitolo fondamentale della fiscalità ambientale in materia di beni e prodotti, la direzione è quella di “una revisione dell'Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) con l'obiettivo di orientare il mercato verso modi di produzione e consumo sostenibili. Ad esempio, si potrebbe prevedere un regime di IVA agevolata per i manufatti realizzati con una percentuale minima di materiale riciclato”.

PRODOTTI PROGETTATI PER RISPARMIARE E USARE IN MODO EFFICIENTE LE RISORSE. Occorre “sostenere a livello europeo l'adozione di un quadro legislativo specifico, coerente con gli obiettivi del pacchetto clima energia al 2030, volto a lottare contro l'obsolescenza programmata dei prodotti legati all'energia, in considerazione del fatto che le misure già adottate all'interno delle direttive 99/44/CE, 2005/29/CE e nel trattato sul funzionamento della UE non sono strumenti sufficienti a tutelare il consumatore e a garantire un uso sostenibile delle risorse”.

IL CIRCULAR DESIGN: I REQUISITI PER LA PROGETTAZIONE ECOCOMPATIBILE DI UN MANUFATTO DEVONO BASARSI SULL’INTERO CICLO DI VITA. “L'Eco-design – nota la risoluzione - è l'integrazione degli aspetti ambientali nella progettazione del prodotto al fine di migliorare le prestazioni ambientali del prodotto stesso durante tutto il suo ciclo di vita. Infatti, sarebbe controproducente concentrarsi sul miglioramento dell’impatto ambientale di un’unica fase del ciclo di vita, ad esempio il fine vita, pregiudicando la funzione d'uso del prodotto, se tale processo avesse come risultato l’ottenimento di un prodotto meno rispettoso dell'ambiente. Il miglioramento dell'impatto ambientale di una fase del ciclo di vita del prodotto non dovrebbe pertanto essere implementato prima di aver verificato se l'impatto ambientale globale sia influenzato positivamente. La piena sostenibilità di un prodotto può essere raggiunta se la sua progettazione per migliorare l'impatto ambientale complessivo sarà effettuata tenendo conto anche dell'uso dell'energia impiegata nella produzione del prodotto stesso, di quella impiegata per l'utilizzo funzionale del prodotto, e di quella a cui si fa ricorso nella eventuale fase di riparazione”.

Leggi anche: “Green Act, le proposte di Anie Confindustria per un'economia circolare

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