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Idee innovative per le città del futuro
La crescente urbanizzazione impone di ridisegnare le città in un'ottica di sostenibilità, intelligenza e vivibilità. E per farlo servono nuove tecnologie, ma sopratutto idee che le rendano applicabili. Idee che non necessariamente devono essere grandi e rivoluzionarie ma possono anche essere semplici soluzioni ad alcune problematiche e piccole innovazioni che innalzino la qualità della vita degli abitanti.
E' partito da queste considerazioni il concorso di idee 'Cities for Our Time', bandito dal magazine Metropolis, che ha recentemente annunciato i vincitori. Ai partecipanti è stato chiesto di presentare una proposta concreta e site specific che potesse rispondere ad almeno una delle 'questioni urbane' che dovranno essere necessariamente affrontate nei prossimi anni: dai cambiamenti climatici alla domanda abitativa, dalla necessità di ridurre l'impatto ambientale a un miglioramento della mobilità urbana.
Non è stato posto un limite che potremmo definire 'di grandezza', alle soluzioni (si poteva andare da semplici gadget a idee per riprogettare un intero nucleo urbano) ma l'importante è che fossero realizzabili e appositamente pensate per una specifica area o struttura.
Giuria 'social' e giuria critica
Le proposte sono state pubblicate su una pagina web dedicata e votate da una giuria 'popolare', attraverso il canale Facebook, e da una 'critica', composta da professionisti, studenti e esperti del settore. Quelle 'idonee' sono state raccolte e pubblicate in un libro acquistabile online e intitolato “Cities for Our Time Fall 2014 Competition Entries”, mentre i vincitori sono stati 'sponsorizzati' via web.
Vediamo le proposte che hanno conquistato il podio- sia per i critici che per la giuria popolare- e che potrebbero essere destinate a cambiare il volto delle nostre città future.
NIMITZ GARDENS di James Ferello, studente alla University of Cincinnati
1° posto giuria critica
2° posto giuria popolare
Siamo nella baia di San Diego, dove Ferello ha progettato una sorta di giardino pubblico galleggiante. L'area, accessibile a chiunque, dovrebbe essere utilizzata non soltanto come parco dove passeggiare, fare sport e via dicendo, ma sopratutto come orto pubblico, dove ciascun cittadino possa coltivare frutta e ortaggi. Per l'irrigazione del 'giardino galleggiante' si utilizzerebbe naturalmente l'acqua marina sottostante che, grazie a un mega impianto depurativo, verrebbe filtrata e sanificata.
FLOATING SUBURBIA: ANTICIPATING CLIMATE CHANGE di Michael Kaufman, studente University of Cincinnati
1° posto giuria popolare
La proposta di Kaufman vuole essere una soluzione ai cambiamenti climatici ed è appositamente pensata per la città di Houston, in Texas. Una città che conta una popolazione di oltre 6,3 mln e che è vicinissima al Golfo del Messico e quindi subirà gli effetti di un'innalzamento dei livelli dell'acqua. Per risolvere questo problema sono state immaginate delle case galleggianti, o meglio un sistema che renda galleggianti gli edifici esistenti. La 'trasformazione' dovrà essere graduale e dovrebbe portare, da qui fino al 2080, una vera e propria elevazione delle abitazioni. La novità però non è solo questa, ma anche nell'aver pensato un sistema strutturale alla base degli edifici totalmente sostenibile ed economico perché realizzato con gli scarti di vecchie bottiglie di plastica.
360 LIVING SILOS di Elaine Gallagher Adams, AIA, Raquel Alves, Megan Hopton, Al-Sharif Khaled, Najah Wallabi, Chen Zhao, professori e studenti al Savannah College of Art and Design (SCAD)
2° posto giuria critica
Quante strutture dismesse e inutilizzate potrebbero essere recuperate per scopi abitativi? Risponde a questa domanda la proposta di trasformare tutti i silos non più utilizzati per il deposito e lo stoccaggio di grano in condomini eco sostenibili ed efficienti. E anche belli, a dir il vero. La particolare forma cilindrica consentirebbe di progettare degli appartamenti perfetti da un punto di vista di orientamento, perché, avendo a disposizione uno spazio di 360°, potrebbe essere possibile pensare per ogni stanza la giusta posizione. Con un conseguente risparmio anche in termini di consumi energetici. A 'completare l'opera' almeno due piccoli giardini interni per piano, perché se si costruisce green, il verde vero non può mancare.
URBANIZING SETBACKS di Zoltan J. Racz e Nathan Korrki
3° posto giuria critica
E' vero che le periferie vanno rigenerate e riqualificate, ma molte delle persone che lavorano in città preferirebbero vivere vicino al posto di lavoro, se solo potessero permetterselo. Senza poi considerare che il pendolarismo quotidiano è dannoso anche per la città perché si traduce in tanto traffico e inquinamento. Come coniugare, quindi, basso impatto ambientale con sostenibilità economica? Sfruttando tutti quegli spazi inutilizzati, che potrebbero essere usati per realizzare dei micro condomini. Questa la proposta di Racz e Korrki, che hanno immaginato nella downtown di Phoenix, in Arizona, un piccolo complesso edilizio con 18 micro-abitazioni, spazi di co-working, e un supermercato, da realizzarsi su un terreno in disuso davanti a un parcheggio. La struttura, va da sé, è altamente sostenibile: ha pannelli solari in copertura, impianti efficienti e pavimentazioni in legno riciclato.
WASTE TO BEAUTY, FUNGI COMPOSTING GARBAGE di Erica Anderson, studente alla University of Cincinnati
3° posto giuria popolare
Segue la scia dei solar e wind tree la proposta di Anderson di realizzare dei mini 'funghi' per il compostaggio dei rifiuti organici che siano anche piacevoli da vedere. La soluzione è stata specificatamente pensata per la città di Chicago, in modo da consentire al singolo cittadino ma sopratutto ai gestori di bar e ristoranti di smaltire i propri rifiuti personalmente e in modo più semplice e immediato. Compostaggio, ma non solo. I funghi sono infatti pensati per essere energeticamente indipendenti, grazie alla 'raccolta' di sole ed acqua; hanno una funzione 'educativa' perché la base trasparente permette ai passanti di capire il funzionamento del sistema e fungono anche da illuminazione notturna, perché i 'rami' hanno un fluido fosforescente.

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