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“Vogliamo ripristinare un principio fondamentale: la clausola sociale, ovvero un lavoratore non può perdere il lavoro in ragione esclusivamente del cambio della gara d'appalto”.
Lo ha annunciato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, presentando ieri a Roma la proposta di legge di iniziativa popolare sul tema degli appalti, in un appuntamento promosso dalla Cgil di Roma e Lazio.
TRE PUNTI FONDAMENTALI. Una proposta di legge che, in sintesi, si articola in tre punti: garanzia dei trattamenti dei lavoratori impiegati negli appalti privati e pubblici; contrasto alle pratiche di concorrenza sleale tra le imprese; tutela dell'occupazione nei cambi di appalto”.
La Cgil ricorda come “gli appalti pubblici rappresentano più del 15% del Pil nazionale e al 2% sempre del Pil ammonta la variazione dei costi per gli appalti relativi a beni e servizi. Ma la loro cattiva gestione, caratterizzata da una diffusa illegalità, alimenta il fenomeno della corruzione che in Italia fa diminuire gli investimenti esteri del 16% e aumentare del 20% il costo complessivo degli appalti stessi”. Inoltre, aggiunge, “nel mezzo di questi sprechi ed inefficienze si trovano centinaia di migliaia di lavoratori che non hanno tutele adeguate, né sociali né nella legislazione, in particolare sul tema della responsabilità solidale e nella clausola sociale nei cambi di appalto”. Per la Cgil si tratta di “lavoratrici e lavoratori esposti per una vita al precariato, senza carriere contributive dignitose, con basse retribuzioni, senza valorizzazione professionale. Il lavoro negli appalti è intenso, frammentario, precario, faticoso, mal retribuito. Sugli appalti si scaricano l’abbattimento dei costi di fornitura e realizzazione di beni e servizi troppo spesso a danno della qualità delle opere e dei diritti dei lavoratori”.
Da qui la proposta di legge di iniziativa popolare, per “tutelare i trattamenti retributivi e previdenziali dei lavoratori attraverso la responsabilità solidale; contrastare l’illegalità e l’evasione, infiltrazioni malavitose e la corruzione con il ripristino delle forme di controllo di legalità e la reintroduzione degli indici di congruità a garanzia dei livelli occupazionali; contrastare il massimo ribasso attraverso la certificazione e qualificazione degli operatori coinvolti e l’introduzione di norme che impongano il rispetto dei contratti di settore e dei diritti dei lavoratori; sancire regole che consentano nei cambi di appalto la garanzia occupazionale e il rispetto dei diritti contrattuali; escludere dalle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici le imprese che abbiano gravemente violato gli obblighi nei confronti dei loro dipendenti, iscrivendole in apposito registro presso l’Autorità Anticorruzione”.
RIPRISTINARE LA CLAUSOLA SOCIALE. “Vogliamo ripristinare un principio fondamentale: la clausola sociale, ovvero un lavoratore non può perdere il lavoro in ragione esclusivamente del cambio della gara d'appalto”, ha annunciato Camusso, che pensa in particolare agli appalti di servizi dove cambia l'assegnatario a fine contratto.
Il governo dei tecnici “spezzò la relazione tra l'azienda che dava un appalto e l'azienda che lo riceveva”.
TROPPE STAZIONI APPALTANTI. “Invece di tagliare orizzontalmente i servizi ai cittadini, perché – si chiede Camusso - non si tagliano le trentamila stazioni appaltanti che ci sono? Non lo si fa perché vorrebbe dire intervenire in un sistema di potere, dietro il quale però ci sono milioni di lavoratori che hanno visto in questi anni peggiorare le loro condizioni di lavoro. Sono i figli e le vittime degli appalti al massimo ribasso, alla massima convenienza economica: si abbassano i costi e si scaricano sui lavoratori, si aumentano i profitti e si impoverisce il lavoro”.
JOBS ACT, PRIME VITTIME I LAVORATORI NEL SETTORE DEGLI APPALTI. Oltretutto, con il Jobs Act e i relativi decreti le prime vittime potrebbero essere proprio i lavoratori degli appalti. “Siamo ancor più preoccupati davanti ai decreti della legge delega – ha detto Camusso - perché, per come sono fatti nella precarizzazione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, si rischia di fare come prime vittime i lavoratori degli appalti. Perché al cambio di appalto, invece di conservare la propria professionalità e la propria anzianità, potrebbero essere considerati dei neo assunti senza più le tutele precedenti”.

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