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Ha avuto una forte eco, nel settore della progettazione, la lettera di “accusa” recentemente lanciata da Christine Outram – ex architetto – contro quelli che un tempo erano i suoi colleghi, i progettisti, appunto.
Rimbalzata dalle pagine di molte riviste del settore, la lettera lamentava come oggi gli architetti non siano in grado di ascoltare i bisogni reali della gente, né tanto meno ci provino.
“NON ESISTONO SOLO LE FORME E L'ESTETICA”. Ne leggiamo alcuni estratti più significativi, a partire dall'inizio: “cari architetti, siete obsoleti. Lo so perché una volta ero una di voi. Ma ora sono passata ad altro; non sopportavo il vostro amore esagerato per le forme e l'estetica e l'assoluta indifferenza alle persone. Voi non le capite, le persone, e neanche volete capirle, perché non le ascoltate nemmeno”, scrive la Outram.
SI PUÒ IMPARARE DALLE START UP TECNOLOGICHE. E ancora: “vi siete mai chiesti che cosa realmente le persone vogliano da un edificio, pubblico o commerciale che sia? Che sensazione trasmetterà la vostra architettura? Perché non provate a cercare il feedback degli utenti: guardate come fanno le start-up tecnologiche. Realizzano un prodotto, lo mettono su Internet e poi lo modellano e correggono in base ai commenti e alle critiche che ricevono. Si tratta di un processo iteraTtivo. “Ma la verità è che la maggior parte di voi non ci prova nemmeno: vi basate su regole empiriche e campionari e snobbate l'idea di poter fare una ricerca etnografica, di intervistare le persone, domandare, approfondire.
IL CASO STARBUCKS. La Outram cita poi il caso di Starbucks, la nota catena americana di coffee shop. Recentemente, in vista della progettazione di una serie di nuovi negozi a marchio Starbucks, il gruppo ha intervistato centinaia di amanti del caffè, cercando di capire cosa cercavano e cosa volevano entrando in una caffetteria. Sono emersi una serie di dati interessanti, ad esempio la richiesta di spazi rilassanti, protetti dalla città e dallo stress. E sulla base di queste indicazioni sono partiti i lavori di progettazione degli spazi.
IL RISCHIO È “INIMICARSI” I FRUITORI DEI PROGETTI (VEDI CALATRAVA).“Rispondere ai bisogni e ai desideri della gente non è un aspetto secondario”, replica la lettera, citando anche il polverone recentemente sollevato dal New York Times, che in un articolo raccontava come l'archistar Calatrava fosse aspramente criticato dai fruitori dei suoi progetti, per via – di volta in volta – di budget stellari (e aumentati in corso d'opera), deperimento precoce delle opere o pericolosità/inadeguatezza delle stesse. Ad esempio, a Bilbao Calatrava ha costruito un aeroporto soprannominato “La Paloma”, ma il progetto finale non prevedeva una sala d’attesa per i passeggeri e la città ha dovuto rimediare costruendone una a proprie spese. Particolari non da poco.
Il rischio, conclude la lettera, è che l'architettura diventi un settore di nicchia, fatto per pochi e senza alcun contatto con le persone e i loro bisogni.
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