La qualità dell’aria interna agli edifici si misura in relazione alla percentuale di contaminanti di varia natura presenti nell’ambiente, che possono provocare malessere o danno alla salute, compresi anche microrganismi quali insetti, batteri e virus. Ma quali sono gli approcci usati per capire se l’aria interna è sufficientemente salubre? Cosa dice la normativa UNI sull’Indoor Air Quality? È in linea con le ultime direttive europee?
Le 3 metodologie di approccio
Le metodologie di approccio al problema del controllo della qualità dell’aria sono essenzialmente tre:
- approccio prescrittivo: si prescrivono le portate d’aria minima o massima per persona (oppure per m2 di superficie) in base alla categoria e alla destinazione d’uso dell’edificio (UNI 10339:1995);
- approccio prestazionale: fissati i limiti di concentrazione degli inquinanti, le portate di aria esterna devono garantire tali limiti (questa metodologia richiede la conoscenza degli inquinanti e delle sorgenti);
- approccio olfattivo: si limitano le concentrazioni di inquinanti in modo da ridurre la percezione olfattiva degli stessi.
L’applicazione di questi metodi richiede la stima del carico inquinante sensoriale totale e la determinazione della portata d’aria sufficiente a contenere la percentuale di persone insoddisfatte dalla percezione dell’aria al di sotto di una certa soglia.
Il danese Ole Fanger (Fanger, 1988) ha introdotto a questo proposito due unità di misura: l’olf, dal latino olfactus, che rappresenta la quantità di inquinanti percepibili aerodispersi da parte di una persona adulta con attività sedentaria, e il decipol, dal latino pollutio, che quantifica invece la qualità percepibile dell’aria e corrisponde alla sensazione avvertita respirando in uno spazio chiuso inquinato da un olf e sottoposto all’immissione di 10 l/s di aria pulita. Alla teoria di Fanger, il cui metodo da molti viene riconosciuto come efficace e di facile impiego, si rimprovera tuttavia un’eccessiva tendenza alla semplificazione.
Cosa dice la normativa attuale sulla qualità dell’aria indoor?
La principale norma tecnica in tema è la UNI 10339:95. In vigore ormai dal 1995, la norma è attualmente oggetto di revisione. In questi ultimi anni, infatti, la Comunità Europea ha emanato diverse Direttive per il miglioramento degli ambienti interni. Tra queste, la direttiva EPBD sull’etichettatura energetica degli edifici, sulla base della quale il CEN ha preparato svariate norme applicative per il calcolo del fabbisogno energetico dei sistemi di riscaldamento, dei sistemi di ventilazione e climatizzazione.
Una di queste è la EN 13779, base per la modifica della UNI 10339 da parte del CTI (Comitato Termotecnico Italiano) già posta in inchiesta pubblica. La norma fornisce indicazioni per la classificazione e la definizione dei requisiti minimi degli impianti e dei valori delle grandezze di riferimento durante il loro funzionamento, ma anche l’individuazione degli elementi che il committente e il fornitore devono indicare nell’offerta, i documenti per l’ordine e le condizioni da rispettare nel corso della fornitura. La UNI individua anche i parametri e i tassi di concentrazione limite dei diversi inquinanti (biossido di zolfo, particolato, monossido di carbonio, ozono, biossido di azoto, piombo) per la valutazione della qualità dell’aria.
Prescrive inoltre che la distribuzione dell’aria debba garantire che il flusso immesso si misceli con l’aria ambiente in tutto il volume convenzionale occupato, con velocità dell’aria all’interno del locale entro determinati limiti, e comunque non superiore a 0,3 m/s in corrispondenza della superficie luogo dei punti distanti 60 cm dal perimetro della griglia.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul numero 91 della rivista Casa&Clima. Clicca qui per abbonarti.
Ai fini della qualità dell’aria interna, è importante anche la posizione della presa d’aria esterna: la norma definisce dove non deve essere collocata. In ogni caso, sia l’aria esterna, sia quella di ricircolo devono essere filtrate tramite l’impiego di filtri di classe appropriata, funzione dell’efficienza degli stessi.