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Manifattura 4.0 e additiva, prodotti hi-tech e opere pubbliche: 4 potenziali acceleratori della crescita

Il Centro Studi CNI individua 4 ambiti nei quali le politiche economiche dovrebbero operare in forte discontinuità con il passato

lunedì 14 dicembre 2015 - Redazione Build News

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Stime alla mano, il Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri evidenzia che nel 2015 in Italia a crescere è essenzialmente la componente dei macchinari e attrezzature, mentre la componente delle costruzioni – la più consistente degli investimenti fissi lordi (pari al 50% del valore totale) – nell’anno in corso è stimata dall’Istat ancora in rallentamento.

Nell’ipotesi più ottimistica gli investimenti in costruzioni non supereranno i 130 miliardi di euro: nel 2008 gli investimenti in costruzioni erano pari a 194 miliardi di euro. Ancora più preoccupante, sottolinea il Centro Studi, il fronte degli investimenti in opere pubbliche. Dopo un drammatico ciclo declinante, per il 2015 le fonti più accreditate stimano una crescita del 3,5%, che porterebbe tuttavia la spesa per opere pubbliche a poco più di 26 miliardi di euro, meno di quanto si spendeva nel 2000 (29 miliardi di euro) e fortemente al di sotto del periodo compreso tra il 2007 e il 2012, quando si sono registrate punte di 41 miliardi di euro. Sebbene anche per il sistema delle costruzioni il ciclo recessivo risulta definitivamente chiuso, l’idea di un rapido recupero delle posizioni perse appare impossibile e spinge quindi a pensare ad un graduale cambiamento degli interventi di politica economica.

COSA FARE PER ACCELERARE LA RIPRESA. Il Centro Studi CNI individua 4 ambiti nei quali le politiche economiche dovrebbero operare in forte discontinuità con il passato, cercando di innescare veri e propri acceleratori della crescita. “Se guardiamo ai diversi ambiti in cui l’ingegneria è presente ed ha un ruolo forte – spiega il Presidente CNI Armando Zambrano - emergono almeno 4 potenziali acceleratori della crescita. Intanto la Manifattura 4.0, ovvero la commistione molto forte tra processi manifatturieri tradizionali e servizi ad elevato valore aggiunto (cloud, software, outsourcing, servizi di progettazione, progettazione di impianti, studi di ingegneria e consulenza in campo tecnico). Si tratta di un comparto che coinvolge più di 700.000 imprese e più di 2 milioni di addetti in grado di offrire servizi di livello avanzato in che si integrano con la manifattura tradizionale, generando nuovi fattori competitivi. A seguire la Manifattura Additiva legata alle Stampanti 3D utilizzate nei processi produttivi dei comparti più tradizionali. Le stime più accreditate indicano un possibile incremento di 16 miliardi di euro, in un anno, nel sistema delle PMI operanti nei principali comparti manifatturieri se si facesse ricorso estensivo a processi additivi. Quindi una decisa politica di incentivo alla ricerca e sviluppo in alcuni settori medium e hi-tech per i quali l’Italia non registra elevati livelli di specializzazione ma che sono risultati altamente performanti; tra il 2008 ed il 2014 il Centro Studi CNI calcola un incremento del 38% dell’export di prodotti italiani hi-tech a fronte di un incremento dell’8,9% del sistema manifatturiero complessivo: dalla meccanica all’elettronica, dal settore farmaceutico a quello degli apparecchi per l’information technology abbiamo numeri e capacità per competere”.

“L’ultimo asse della crescita – conclude Zambrano - riguarda le opere pubbliche. Dopo la presa d’atto del sostanziale fallimento della legge Obiettivo del 2001, il Governo appare orientato a definire un nuovo piano strategico per le infrastrutture e per la logistica. Occorre tuttavia passare molto rapidamente dai programmi ai progetti esecutivi e all’apertura dei cantieri, seguendo procedure più snelle e trasparenti in materia di appalti pubblici, ponendo una cesura netta con quanto accaduto negli ultimi 15 anni. La decrescita del settore negli ultimi anni è stata abnorme e non interrompere questa spirale potrebbe essere fatale per l’economia del Paese.”

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