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“All'accatastamento ci pensa il comune”. Ma come se mancano i documenti? L'ANCI chiede spiegazioni.

L'Anci denuncia lacune sulle indicazioni fornite ai Comuni per l’inoltro delle comunicazioni e sui contenuti delle dichiarazioni richieste e dei relativi allegati tecnici. Chiesto un incontro al Mef

martedì 3 marzo 2015 - Redazione Build News

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Con una lettera al viceministro dell’Economia Luigi Casero, il presidente dell’ANCI, Piero Fassino ha chiesto un incontro per discutere di alcune questioni relative all’applicazione delle norme di semplificazione edilizia e accatastamento dello Sblocca Italia (legge 164/2014).

Dal 21 gennaio scorso viene trasmesso uno spot televisivo per informare i cittadini delle semplificazioni introdotte con lo Sblocca Italia. Secondo lo spot, “oggi tutto è più semplice” e se il cittadino non modifica la struttura dell'abitazione e non cambia la volumetria complessiva, non c'è più bisogno del permesso di costruire, ma è sufficiente una semplice comunicazione di fine lavori al Comune. Lo spot si chiude affermando che “all'accatastamento ci pensa il comune”.  

Nella lettera a Casero il presidente dell'Anci osserva che se le nuove norme stabiliscono che “l’inoltro della comunicazione di inizio e fine lavori all’Agenzia delle Entrate è responsabilità del Comune e varrebbe anche ai fini dell’accatastamento – scrive Fassino – l’attuale campagna di spot televisivi ha portato a dare il messaggio che sia proprio il Comune a provvedere all’accatastamento degli immobili”.

MANCANO I DATI. Fassino fa anche notare l’esistenza di alcune lacune “sulle indicazioni fornite ai Comuni per l’inoltro delle comunicazioni. Va anche segnalato – prosegue il presidente dell’ANCI – che l’attuale configurazione dei contenuti delle dichiarazioni richieste e dei relativi allegati tecnici non comprende tutti gli elementi necessari per portare a buon fine l’accatastamento degli immobili oggetto degli interventi edilizi”.

Da qui la richiesta di incontro al Tesoro, anche alla luce dei possibili rischi di “mancato aggiornamento delle banche dati catastali e conseguenti possibili ripercussioni negative sui tributi locali”.

SPOT CRITICATO ANCHE DALLE PROFESSIONI TECNICHE. Anche il presidente del Consiglio nazionale dei geometri, Maurizio Savoncelli, con una nota (LEGGI TUTTO) inviata al presidente del Consiglio, ai ministri delle Infrastrutture e dell'Economia, al viceministro all'Economia, ai presidenti delle commissioni VI di Camera e Senato, al direttore e al vicedirettore dell'Agenzia delle Entrate, ha evidenziato il rischio che, a fronte dell'introduzione della suddetta semplificazione, “si possa ingenerare un disallineamento dei dati, con conseguenti ritardi nell'aggiornamento della banca dati catastale e l'inopportuna vanificazione delle disposizioni contenute nell'articolo 19, comma 4 del decreto-legge n. 78/2010, convertito in legge n. 122/2010 per quanto riguarda la dichiarazione in catasto dei fabbricati non censiti. Inevitabili, inoltre, le ripercussioni negative anche sulla riforma del catasto appena avviata”.

I cittadini, ha avvertito Savoncelli, “oltre a non poter gestire direttamente la pratica di variazione catastale, potrebbero avere difficoltà anche solo nel seguirne la tracciabilità a causa di ostacoli “fisiologici”: la mancanza di dialogo tra due amministrazioni – Comune e Agenzia delle Entrate – deputate a svolgere ruoli e funzioni differenti”.

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